L’eredità

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AMARCORD

B. e il fantasma di Craxi: “Accordo Pd-giudici per assassinarmi”.
(il Fatto Quotidiano, 14 dicembre 2013)

In occasione della presentazione a Roma del nuovo libro “Io, Bettino Craxi, dunque colpevole” scritto da Nicolò Amato e commentato da Silvio Berlusconi con i soliti attacchi alla magistratura, sembra giusto ricordare la commemorazione di Craxi, avvenuta nel gennaio 2010, per il decennale della morte.
La poesia è inedita.

Il pellegrinaggio dei socialisti alla tomba di Bettino.
(la Repubblica, 17 gennaio 2010)
Lacrime, garofani e tre ministri per Craxi.
(la Repubblica, 18 gennaio 2010)
Napolitano: “Su Craxi durezza senza eguali”. La famiglia ringrazia. Lettera del capo dello Stato alla vedova.
(la Repubblica, 19 gennaio 2010)
Craxi, operazione compiuta: “Una vittima sacrificale”.
Schifani chiude il cerchio-beatificazione. L’omaggio di B.
(il Fatto Quotidiano, 20 gennaio 2010)

L’eredità

Son dieci anni che Craxi ci ha lasciato.
Lo statista, in esilio ad Hammamet
dopo aver gli italiani ben spennato,
grazie agli eredi ricompar sul set.

Nel luogo dove dorme il sonno eterno
presenti per le commemorazioni
ben tre sono i ministri del governo,
socialisti targati Berlusconi,

un ossimoro ch’è causa di ribrezzo:
Frattini, volpe della Farnesina,
Brunettolo, più che un ministro mezzo
e Sacconi del Welfare la faina.

Per far più socialista l’atmosfera
non manca dello Psi qualche relitto:
De Michelis, avanzo di balera,
Pillitteri, Boniver e Cicchitto.

Giunge il messaggio di Napolitano
a consolare i figli e la consorte:
“Craxi ha voluto correre lontano
e in Tunisia attendere la morte

poiché trattato con grande durezza,
ma senza dubbio fu vero statista!”
Di spiegare dimentica Sua Altezza
che pur nell’arraffare fu un artista,

con cinquanta miliardi d malloppo
trovati non sui conti del partito,
ma su tre conti personal, purtroppo.
Ghino di Tacco l’hanno definito

con sicurezza, ahimé, dicendo il vero.
A Roma lo commemora Schifani,
il portavoce del caiman pensiero:
“In quegli anni oramai molto lontani

di un politico ceto intimorito
fu Craxi vittima sacrificale,
ahimé, da tangentopoli colpito.
L’aggressione non fu solo morale,

venne il processo, venne la condanna
con l’intenzion di non finire in cella
e, avverso una Giustizia assai tiranna,
ad Hammamet fuggì alla chetichella.

La sua fine di monito ci sia
per portar tutti insieme a conclusione
la transizione alla democrazia!”
Così finì la béatificazione.

Chi ha una parvenza di moralità
sa che lo show è stato disgustoso,
ma l’erede di Craxi, in verità,
è di Bettino ben più scandaloso:

corruttore ufficial, pluriprescritto
ed in perenne fuga dai processi,
nella P2 collega di Cicchitto
e in eterno conflitto di interessi,

mago nell’ottener leggi per sé,
ad oggi se ne contano diciotto,
ne sta confezionando ancora tre
pur di non diventare un galeotto.

Processo breve in primis per il quale
centomila processi per lo meno,
compresi due dei suoi, è naturale,
abortiranno in un battibaleno.

La seconda è il legal impedimento
per il qual un premier indaffarato
mai per la Corte troverà un momento,
col processo in eterno rimandato.

La terza è la totale immunità
che fu per tangentopoli abolita
ed alla grande presto tornerà
perché la casta sia sempre impunita.

Un sondaggio s’impone a questo punto:
moralmente è miglior Craxi Bettino
o Berlusconi, del Signore l’Unto?
Chi, condannato, fece il tunisino

esule-latitante ad Hammamet
oppur chi, fra un inganno e un artifizio,
da uomo libero resta sul set,
senza mai sottoporsi a alcun giudizio?

Fra i due mali il meglio è ancora Craxi:
ritorni l’uomo morto, con onore
ed in cambio mettiam sull’aerotaxi
un uomo vivo, l’Unto del Signore!

20 gennaio 2010

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