Ohibò, Cosa Nostra nell’Expo!

Miracolo Expo, 11 arresti: mafia e soldi sporchi.
(il Fatto Quotidiano, 7 luglio 2016)
La “capitale morale” si ritrova infetta: nessuno ha visto nulla. L’infiltrazione ignorata da Sala, dalla Regione e da Cantone.
(ibidem)
“C’è fretta, meno controlli”: così il governo regalò Expo ai boss. Il ministero delle Infrastrutture nel 2014: “Il settore degli allestimenti non è sensibile: fluidificare gli interventi antimafia per sbrigarsi”. E quei lavori sono finiti a Cosa Nostra.
(il Fatto Quotidiano, 10 luglio 2016)

Ohibò, Cosa Nostra nell’Expo!

Un successo planetario,
un evento leggendario
che più grande non si può,
stiam parlando dell’Expo.

Che in realtà non fu un portento,
ma un gioioso fallimento
per le casse del Paese,
viste le risorse spese

e le entrate miserelle.
Alle tante marachelle
del suo eroe Giuseppe Sala
non formica ma cicala,

oggi sindaco a Milano
per voler del boss toscano,
or si aggiunge una sorpresa
sol dai pirla non attesa:

“I mafiosi nell’Expo!”
Chi l’avrebbe detto? Ohibò!
E pensare che Cantone
campion d’anti corruzione

chiamò Capital morale
la Milano padronale,
un coacervo di intrallazzi,
d’affarismo e turpi andazzi,

di mazzette, di prebende,
frodi e luride vicende.
Ricordiamoci quei dì.
Tutto cominciò così:

al mancar di qualche mese
all’evento del Paese
all’Expo c’era ben poco.
Farinetti a fare il cuoco,

qualche strada, tanti prati,
scavi, pochi fabbricati
e una grande piattaforma,
ciò che capita di norma

nei lavori all’italiana
quando il tempo si sputtana
in questioni di potere,
in permessi da ottenere,

in burocrazia infinita
con azion sempre in salita,
in continui andirivieni
fra gli ostacoli e coi freni.

Allorché il disastro è in vista
prontamente scende in pista
qualche grande cervellone
con la giusta soluzione:

“La ragion dei tempi folli
è che abbiam troppi controlli.
Allentiamoli et voilà
ogni cosa a posto andrà!

A evitare ingolfamenti
per gli stand, gli allestimenti
fatti dagli altri paesi
i controlli van sospesi

od almen fluidificati.
Basta coi certificati
antimafia delle imprese
quando basse son le spese!

Il mafioso se ne frega
degli affar di bassa lega!
Derogar, fluidificare!”
Fu così che il malaffare

della mafia si insediò
all’interno dell’Expo.
Grazie a Sala, il commissario
di un evento leggendario,

al governo di Matteo
negli affar sempre pro reo
ed all’Anac di Cantone
che dell’anti corruzione

è oramai solo l’emblema:
ogni giorno un anatema,
due bla bla, tre pistolotti
nel tripudio dei corrotti.

blog MicroMega, 25 luglio 2016

Chi ha sbagliato pagherà

Il Conta-Balle.
(il Fatto Quotidiano, 11 febbraio 2016)

Chi ha sbagliato pagherà

A ogni scandalo eccellente,
a ogni nuovo delinquente
cosa fa il toscan geniale,
da bugiardo senza eguale,

per tranquillizzar la gente?
Quello che fa sempre: mente,
promettendo con urgenza
piena luce e trasparenza

nel cercar la verità:
“Chi ha sbagliato pagherà!”
Dopo che la Cassazione
dichiarò la prescrizione

dei delitti per l’amianto
che han mandato al camposanto
tanti che hanno lavorato
a Casale Monferrato,

gridò con lo sdegno al top:
“Alla prescrizione stop!”,
ma la prescrizion tuttora
i processi alla malora

manda: infatti è ancora lì
grazie a Alfano ed al Pd.
Quando Mafia capitale
a una cena elettorale

il ducetto finanziò
un suo schiavo dichiarò:
“Noi che siamo adamantini
renderem questi quattrini

che il partito non accetta”.
Chi ha memoria ancora aspetta
non sol la restituzione,
ma anche i nom delle persone

che il partito han finanziato:
c’è la privacy, peccato!
Ricordate la cazaka
che con procedura opaca

il governo al tempo rese
al tiranno del paese?
“Grave – disse Renzi allora –
se il ministro il fatto ignora,

ma è più grave certamente
se Angelino n’è al corrente”.
E’ successo tre anni fa
e nessuno ancora sa

se Angelin sapeva o no,
ma Matteo lo confermò
a ministro dell’Interno
nel suo ignobile governo.

Ricordate il funerale
del boss nella Capitale
con carrozza strepitosa
ed i petali di rosa

che piovevano dal cielo?
Renzi disse, pien di zelo:
“Chi ha sbagliato pagherà!”.
Nel tremila o poi, chissà!

Gli scontrini di Marino
son costati a quel tapino
la poltrona comunale.
Quelli di Matteo, è normale,

non si possono vedere,
sono chiusi in un forziere,
invisibili agli umani.
Trasparenza a piene mani.

Grazie al galantuomo Boschi
e ad un Cda di loschi
Banca Etruria ha fatto crac.
L’orologio fa tic tac

poche volte ed il giullare:
“Commission parlamentare
per l’inchiesta sulle banche!
Ridaremo le palanche

a chi ormai in miseria sta!
Chi ha sbagliato pagherà!”
Beh, la Commission non c’è
e riavere quei dané…,

solo in parte, statti accorto,
forse sì, ma a babbo morto.
Questo è Renzi, cari amici,
il peggior dei malefici.

O ci diamo una svegliata
o l’Italia è rovinata,
al regime manca poco:
acqua, fuocherello fuoco…

blog MicroMega, 19 febbraio 2016

‘A vergogna

Curva padrona. Stato sconfitto.
(il Fatto Quotidiano, 4 maggio 2014)
Proiettili e pallone. La Coppa Italia diventa campo di battaglia.
(ibidem)
Ministro degli Interni è Genny ‘a carogna. La trattativa se giocare o no in mano al capo degli ultras che parla solo con il capitano Hamsik in una pioggia di bombe carta.
(ibidem)
Lo Stato nel pallone salvato da Gomorra.
(la Repubblica, 5 maggio 2014)
Inchiesta sulla trattativa, anche Genny indagato. Alfano: “Non c’è stata”.
(la Repubblica, 8 maggio 2014)
Le ambiguità che il ministro non vede.
(ibidem)
Tutte le bugie di Alfano sul negoziato.
(il Fatto Quotidiano, 8 maggio 2014)

 

‘A vergogna

Napoli-Fiorentina, Coppa Italia.
La finalissima si gioca a Roma
e una partita che i tifosi ammalia
segnala che questo Paese è in coma.
Un colpo di pistola ed un tifoso
viene colpito fuori dell’arena
e il popolo campan più bellicoso
che in curva nord ribolle si scatena.
Ha un capo, tal Gennaro De Tommaso
ben noto come Genny ‘a carogna,
un soprannome avuto non a caso
e che pare il più adatto alla bisogna.
Nera T-shirt con scritta invereconda,
di tatuaggi pien, questo omaccione
dirige l’infernale baraonda
con le due chiappe sulla recinzione.
Vien giù di tutto dalle gradinate,
bombe carta, fumogeni, petardi
e d ‘a carogna l’urlo: “Non giocate!”
In tribuna ci son tanti boiardi,
da Grasso, del Senato Presidente
a Renzi, il velocissimo stratega,
da Rosy Bindi, una tifosa ardente
ai capoccion del Coni e della Lega.
Che fare? Darla vinta a quel buzzurro
o giocare comunque la partita?
Con lui si tratti! E il capitano azzurro
l’ok ottenne dalla malavita
per il bene supremo del Paese,
con lo stesso sistema che Matteo
adotta col governo a larghe intese
quando tratta con Berlusconi, il reo.
Il giorno dopo si alzano due cori.
Il coro dei potenti dello Stato,
nel ruolo degli eterni mentitori:
“Co ‘a carogna non abbiam trattato!
Hamsik disse: “Non fare il birichino,
adesso noi giochiamo la partita!”
e l’omaccione, fattosi omarino,
pentito se ne andò verso l’uscita”.
Lo Stato trattative non ne fa
con chi si dedica al malaffare.
Per conferma si chieda a Sua Maestà
e a Mancino, sodal di cellulare…
Poi c’è il coro degli scandalizzati
che sdegno provano quando si tratta:
“Accordi e trattative son vietati
dei malfattori con l’infame schiatta!”
Ma dove son vissuti questi allocchi?
In eremi, in conventi di clausura,
con le orecchie tappate e chiusi gli occhi
o vittime di rigida censura?
Non solo qui si fan le trattative
con mafia, con ‘ndrangheta e camorra,
ma con la malavita si convive
e il Parlamento par che non la aborra.
Chi da premier fu un truffator fiscale
poi condannato dalla Cassazione
vien spesso ricevuto al Quirinale
coi corazzier che gliele fanno buone.
Collabora al governo del Paese,
invece di quattr’anni di galera
va ai servizi social due giorni al mese
e insulta i giudici da mane a sera.
Qui i mafiosi sovente sono eroi,
ci son politici filo mafiosi
e le due Camere son serbatoi
di tipi quanto men pericolosi.
In un Paese dove il malaffare
fa una Repubblica della vergogna
sol la fortuna può farti incontrare
quel galantuom di Genny ‘a carogna.

blog MicroMega, 9 maggio 2014

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