‘A vergogna

Curva padrona. Stato sconfitto.
(il Fatto Quotidiano, 4 maggio 2014)
Proiettili e pallone. La Coppa Italia diventa campo di battaglia.
(ibidem)
Ministro degli Interni è Genny ‘a carogna. La trattativa se giocare o no in mano al capo degli ultras che parla solo con il capitano Hamsik in una pioggia di bombe carta.
(ibidem)
Lo Stato nel pallone salvato da Gomorra.
(la Repubblica, 5 maggio 2014)
Inchiesta sulla trattativa, anche Genny indagato. Alfano: “Non c’è stata”.
(la Repubblica, 8 maggio 2014)
Le ambiguità che il ministro non vede.
(ibidem)
Tutte le bugie di Alfano sul negoziato.
(il Fatto Quotidiano, 8 maggio 2014)

 

‘A vergogna

Napoli-Fiorentina, Coppa Italia.
La finalissima si gioca a Roma
e una partita che i tifosi ammalia
segnala che questo Paese è in coma.
Un colpo di pistola ed un tifoso
viene colpito fuori dell’arena
e il popolo campan più bellicoso
che in curva nord ribolle si scatena.
Ha un capo, tal Gennaro De Tommaso
ben noto come Genny ‘a carogna,
un soprannome avuto non a caso
e che pare il più adatto alla bisogna.
Nera T-shirt con scritta invereconda,
di tatuaggi pien, questo omaccione
dirige l’infernale baraonda
con le due chiappe sulla recinzione.
Vien giù di tutto dalle gradinate,
bombe carta, fumogeni, petardi
e d ‘a carogna l’urlo: “Non giocate!”
In tribuna ci son tanti boiardi,
da Grasso, del Senato Presidente
a Renzi, il velocissimo stratega,
da Rosy Bindi, una tifosa ardente
ai capoccion del Coni e della Lega.
Che fare? Darla vinta a quel buzzurro
o giocare comunque la partita?
Con lui si tratti! E il capitano azzurro
l’ok ottenne dalla malavita
per il bene supremo del Paese,
con lo stesso sistema che Matteo
adotta col governo a larghe intese
quando tratta con Berlusconi, il reo.
Il giorno dopo si alzano due cori.
Il coro dei potenti dello Stato,
nel ruolo degli eterni mentitori:
“Co ‘a carogna non abbiam trattato!
Hamsik disse: “Non fare il birichino,
adesso noi giochiamo la partita!”
e l’omaccione, fattosi omarino,
pentito se ne andò verso l’uscita”.
Lo Stato trattative non ne fa
con chi si dedica al malaffare.
Per conferma si chieda a Sua Maestà
e a Mancino, sodal di cellulare…
Poi c’è il coro degli scandalizzati
che sdegno provano quando si tratta:
“Accordi e trattative son vietati
dei malfattori con l’infame schiatta!”
Ma dove son vissuti questi allocchi?
In eremi, in conventi di clausura,
con le orecchie tappate e chiusi gli occhi
o vittime di rigida censura?
Non solo qui si fan le trattative
con mafia, con ‘ndrangheta e camorra,
ma con la malavita si convive
e il Parlamento par che non la aborra.
Chi da premier fu un truffator fiscale
poi condannato dalla Cassazione
vien spesso ricevuto al Quirinale
coi corazzier che gliele fanno buone.
Collabora al governo del Paese,
invece di quattr’anni di galera
va ai servizi social due giorni al mese
e insulta i giudici da mane a sera.
Qui i mafiosi sovente sono eroi,
ci son politici filo mafiosi
e le due Camere son serbatoi
di tipi quanto men pericolosi.
In un Paese dove il malaffare
fa una Repubblica della vergogna
sol la fortuna può farti incontrare
quel galantuom di Genny ‘a carogna.

blog MicroMega, 9 maggio 2014

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