Pd, Partito demo…lito

Enrico l’ultima vittima del falò dei segretari. “Serve gente nuova”.
(la Repubblica, 27 settembre 2022)
Letta se ne va via e i big evocano lo “scioglimento”.
(il Fatto Quotidiano, 27 settembre 2022)
Letta apre al cambio di nome e simbolo. “Al congresso discutiamo di tutto”.
(la Repubblica, 1 ottobre 2022)

Pd, Partito demo…lito

Tre lustri fa diesse e margheriti,
fantasmi di due storici partiti,
come due zombi che hanno detto Sì
han creato quel mostro ch’è il Pd.

Un mix di superate ideologie
e di ammuffite, buie sacrestie,
di obsolete sezioni comuniste
e di sacre funzioni democriste.

Un Moro-Berlinguer? Tutt’altra cosa.
La fragile creatura bianco-rosa
è nata senza alcuna eredità:
l’aggregar due meschine povertà

ha dato come triste risultato
un partito del tutto sgangherato
che dai suoi avi non ha avuto niente
a partire dai frutti della mente.

Rimase qualche foto un po’ sbiadita,
un martello, una falce arrugginita,
un vecchio crocifisso, un pugno chiuso,
un consunto rosario pronto all’uso,

poche poltrone molto sconquassate
che per i troppi cul non son bastate.
Alla ricerca dell’inciucio eterno
è entrato in ogni forma di governo

di certo per il bene del Paese:
unità nazionale, larghe intese,
intese a mezzo, grandi coalizioni,
con Alfano, con Silvio Berlusconi,

col turpe Conte, con Matteo Salvini,
con Draghi e con il trafficon Verdini.
Squassato da molteplici correnti
che si battono col pugnal fra i denti.

A manca Cuperlo che Conte apprezza,
il turco Orfini che Conte disprezza,
il tibetan Bettini che lo adora
ed Orlando col dubbio che lo sfiora.

A dritta i riformisti di Guerini
che con quelli di Lotti fan casini,
Marcucci coi renzian sempre in azione.
Infin Del Rio con mini fazione

ed Areadem di Franceschini Dario,
l’ammazza segretari leggendario.
Per mostrar che il Pd non è il Bengodi
è stato definito in molti modi:

partito del potere, vinavil,
ztl, protezion civil,
partito dei banchieri, delle banche,
partito delle élite specie se stanche,

avanti il prossimo, democristiano,
safety car, partito di Bibbiano,
delle poltrone, della serietà,
ammazza segretari in quantità,

partito amalgama, ma mal riuscito
e perfin democratico partito.
Delle nuove elezioni dopo il voto
nuova batosta, nuovo terremoto.

Falliti il campo largo campo e il campo stretto,
ha incassato un terribile diretto
e già si parla di rifondazione:
“Cambiamo nome, simbolo, missione,

o mìssion come ormai si deve dire,
una donna al comando per guarire,
nuove alleanze, chiara identità”.
“No! Meglio andare a tre lustri fa

e con la Bindi saggia democrista
ed Elly Schlein perfetta socialista
tornare a fare i rossi e i margheriti.
Sol separati voi sarete uniti”.

pubblicato su Domani del 4 ottobre 2022

Calenda, er magnete

Letta si fa bullizzare da Mister 3,6%.

(il Fatto Quotidiano, 2 agosto 2022)

Letta e Calenda: fuga per la sconfitta.

(il Fatto Quotidiano, 3 agosto 2022)

Fratoianni e Bonelli si consegnano e ingoiano: “Porte chiuse a Conte”.

(il Fatto Quotidiano, 6 agosto 2022)

Calenda: “Con questi qui io non ci sto”. Il centrosinistra perde un pezzo.

(la Repubblica. 8 agosto 2022)

Calenda ricambia idea in tivù e lascia Letta in brache di tela.

(il Fatto Quotidiano, 9 agosto 2022)

 

                                                                Calenda, er magnete

 

Confindustria e la Ferrari

furon i primi scenari.

Per il suo politichese

Montezemolo lo prese

 

nel team di Italia futura.

Per la sua grande bravura

fu con Monti, il bocconiano

a quel tempo un Draghi nano,

 

poi finito in fallimento.

Ma chi è mai questo portento?

Chi è quest’uomo da leggenda?

È il Petit Macron Calenda!

 

Un che giunto all’apogeo

nel governo di Matteo

coi tapini del Pd,

meditò poi disse: “Sì,

 

ne divento tesserato

e lo porterò al primato!”

Il partito lo snobbò

e Calenda si incazzò.

 

“Se nessun mi tiene in conto

ad andarmene son pronto”.

Si aspettava una sommossa:

“Finiremo nella fossa!”

 

“Se Calenda se ne va

il Pd che fin farà?”

“Non lasciarci, porca zozza!”

Ma nessun piange o singhiozza,

 

nessun muove un sopracciglio,

qualchedun fa uno sbadiglio

e Calenda restò lì.

Dopo un po’ lo si sentì:

 

“Voglio entrare in Direzione

per far la rivoluzione!”

Ma il partito, che follia,

fece entrare la Madia.

 

“Direzione? È un harakiri!”

sentenziò fuori di giri,

il partito abbandonò

ed Azione si inventò.

 

Arrivato terzo a Roma

del poter sentì l’aroma

aumentando il super ego:

“Sono er mejo, tutti frego!”

 

Il governo Draghi cade

e per non finire all’Ade

Letta ahimè si fa stratega

per ampliare la congrega

 

e fa un patto con Calenda

che di Draghi vuol l’agenda

con più spesa militare,

Nato e Ucraina sull’altare,

 

via le leggi a 5 stelle,

stop ai rossi come ancelle

all’ambiente tanti spregi

ed un mucchio di collegi

 

nel settor maggioritario.

Letta sale il suo Calvario

raggiungendo il paradiso

col bacin di Giuda in viso.

 

Col suo predicar da prete

di Calenda fa un magnete

per il voto alle elezioni.

“Ne conquisterà milioni

 

che da destra arriveranno!”

Da sinistra scapperanno?

Pronto Letta fa la finta

che anche rossa sia la tinta

 

ingaggiando Fratoianni.

“Caro Enrico, tu mi inganni

con la tua trovata orrenda!”

in tivù dice Calenda

 

che saluta e se ne va.

Forse Letta capirà

ch’è il Petit Macron che ciancia

solo un Renzi con più pancia

 

quando un giorno la Meloni

con Salvini e Berlusconi

brinderanno nel Palazzo

fra un A noi!, un frizzo e un lazzo.

 

 

 

 

Pd, poltrone e divani

Pd, poltrone e divani

Da tempo era nell’aria ed è successo,
Nicola Zingaretti si è dimesso.
“Con Mattarella in stil Napolitano,
con Mario Draghi in veste di marziano,

con un governo detto dei migliori
che par che sol per i padron lavori,
con il covid ormai alla terza ondata,
con la crisi ogni giorno più sfrenata,

col Recovery plan ai consulenti,
con i leghisti sempre più potenti,
il partito del qual son segretario
da venti giorni almen di calendario

parla solo e soltanto di poltrone,
di congresso, primarie e ribaltone
con uno stillicidio mai finito.
Saluti! Mi vergogno del partito!”

Ma dove vivi, caro Zingaretti?
E dal Pd che cosa mai ti aspetti?
Da tredici anni nato già morente
per rinforzarsi non ha fatto niente.

Ha cambiato ben otto segretari,
le elezioni son state dei calvari
vinte una sola volta a gran fatica.
Con Matteo Renzi, Dio lo benedica,

partito dei padroni è diventato
con tanto di incredibile attentato
al sacro testo costituzionale.
Col referendum giunto al funerale,

non si è ancor liberato dal ducetto
dei suoi ricatti eternamente oggetto.
Non ha un programma, è senza una visione,
vaga qua e là cambiando direzione

con il mutare del soffiar dei venti
e con gli spifferi delle correnti
sua malattia dai giorni del debutto.
Di Base riformista il tosco putto

ha il controllo total senza problem.
Franceschini è il padrone di Area dem.
C’è la corrente dei zingarettiani.
C’è Fianco a fianco con la Serracchiani.

C’è la sinistra con il prode Orlando,
con Provenzano e la Rossomando.
Con Cuperlo i sinistri radicali.
Poi i sindaci e i capi regionali

con Gori, con Nardella e Bonaccini
ed i Giovani turchi con Orfini.
Negli otto clan metà sono renziani
e per una sinistra esseri strani

che si fanno ogni giorno più arroganti.
Ma c’è di peggio: i culi sono tanti
e le poltrone sono sempre meno.
La moral? Zingaretti, stai sereno!

blog MicroMega, 10 marzo 2021

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