Dove va la sinistra?

Duello nel centrosinistra fra Renzi e Pisapia. “Senza Pd solo sconfitte”. “Da solo non puoi vincere”.
(la Repubblica, 2 luglio 2017)
Pisapia predica: “Soli si perde”. Esordio a Roma per l’ex sindaco di Milano che invoca un centrosinistra unito, ma ormai i ponti col Pd sono saltati, anche se lo scontro non è mai frontale.
(il Fatto Quotidiano, 2 luglio 2017)
Renzi: “Non mi può fermare nessuno”.
(ibidem)
Pisapia è l’uomo del quasi: quasi tutto, quasi niente.
(il Fatto Quotidiano, 4 luglio 2017)

Dove va la sinistra?

La sinistra va a bagasce.
La constatazione nasce
quando il primo Mortadella
fu tirato giù di sella.

Come la storia registra
era di centrosinistra
il governo dell’Ulivo
e divenne l’obiettivo

del compagno Bertinotti
che coi suoi turpi picciotti
brigò per cambiar sistema
a favore di D’Alema.

Dopo Massimo ed Amato
Berlusconi è ritornato,
stravincendo le elezioni.
Stessa cosa con Veltroni

che da primo segretario
di un Pd che era un Calvario,
giubilato Mortadella
coi sinistri e con Mastella,

affrontò solo soletto
le elezion contro l’ometto,
con alla sinistra il niente.
“Il Pd è autosufficiente!

Correremo solitari
senza soci né compari,
meglio sol che accompagnati
da fedifraghi alleati!”

Poi sappiam com’è finita:
Walter perse la partita,
la sinistra il Parlamento,
fuori per lo sbarramento,

Berlusconi ritornò
e l’Italia massacrò.
Passan Silvio, Monti, Letta
et voilà un’altra disdetta

che ha la faccia di Matteo
e del suo bel gineceo.
Far riforme è la sua sfida
e si fa sinistricida,

trasformando lì per lì
il partito del Pd
da sinistra acqua di rosa
a brutal destra ringhiosa.

Che hanno fatto i dissidenti?
Quelli svegli e intelligenti
se ne son subito andati,
mentre quelli un po’ sfigati,

col cervello senza antenna,
hanno fatto il Sor Tentenna:
cento volte han detto Sì!,
qualche volta han detto Nì!,

mentre quando han detto No!
hanno aggiunto “Poi vedrò…”.
fra milion di andirivieni,
dietrofront, colpi di reni,

critiche, proteste, grida,
pronti un dì a lanciar la sfida,
l’altro a fare il Signorsì
poiché la Ditta è il Pd.

Per poi andarsene alla fine
dopo anni a far del cine.
Altri, Cuperlo ed Orlando,
stanno ancora meditando

con un piede sulla soglia,
combattuti tra la voglia
di lasciare quel messere
ed il senso del dovere

di non fare i traditori.
Un dì dentro, l’altro fuori.
Resta il fatto che chi è uscito
ha fondato un suo partito.

Le sinistre ormai son cento
e per il coordinamento
ecco quasi una magia:
c’è Giuliano Pisapia,

un renziano mascherato
il qual per il Sì! ha votato
e di dubbi sol si pasce.
La sinistra va a bagasce

e alle prossime elezioni
tornan ben due Berlusconi:
Silvio e il tosco tirannello
che è il perfetto suo gemello.

blog MicroMega, 7 luglio 2017

2018, odissea nello strazio

Ditta in cerca d’autore: alla sinistra anti-Matteo manca un Papa Rosso. Divisi alla meta.
D’Alema, Speranza, Fassina, Civati: tanti aspiranti leader, pochi voti.
(il Fatto Quotidiano, 16 marzo 2016)
Perdo, ergo comando.
(il Fatto Quotidiano, 22 marzo 2016)

2018, odissea nello strazio

“Per tener Verdini e Alfano
dal governo ben lontano
vanno vinte le elezioni,
cari. gufi rosiconi.

Poiché avete, ahimè, perduto
governiam col loro aiuto”.
Frase storica del duce
che sulla realtà fa luce.

Sì, nel tredici hanno perso,
ma si è messo di traverso
Giorgio, il Re partenopeo
che, tornato all’apogeo,

ha donato al Belpaese
il governo a larghe intese.
Col caiman giunto alla fine
si son fatte piccoline

quelle intese con Alfano,
perciò Re Napolitano,
Presidente bolscevico,
dette un calcio in culo a Enrico

e ci regalò Matteo
che fra un lazzo e un marameo
si inventò le turpi intese,
arruolando un vecchio arnese

sempre immerso nei casini,
l’ineffabile Verdini.
Col Paese disastrato,
col governo che ha stuprato

perfin la Costituzione,
con la caccia alle poltrone
per gli amici del ducetto,
delle banche col balletto

orchestrato dalla Boschi,
col domani fra i più foschi
per la legge elettorale
non porcellum ma maiale,

col disastro alle primarie,
con promesse leggendarie
come gli euro ai diciottenni
dei qual non si fan più cenni,

con l’Italia trivellata,
l’acqua che ci vien scippata,
con gli investimenti a zero
ed un Pil da cimitero,

con la Libia che ci attende
e le conseguenze orrende
che ce ne deriveranno,
con il debito in affanno,

con la stampa reclutata,
con la destra disastrata
ed i Cinque Stelle proni
a una coppia di buffoni,

chi si oppone allo sfracello
del toscan dittatorello?
Toccherebbe alla sinistra,
ma di nuovo si registra

una vecchia malattia:
ognun va per la sua via.
Qui Bersani con Speranza,
sol parole in abbondanza,

con l’amore per la Ditta
che li porta alla sconfitta.
Là Fassina, un laburista
che con Sel si è messo in pista,

ma le truppe sono poche
e le voci molto fioche.
Lì Civati tutto solo
sempre in cerca del suo ruolo.

In disparte c’è Landini:
“Io non faccio partitini,
ma la coalizion sociale”.
Sembra il leader sindacale

uno fermo in mezzo al guado
e lontano è il suo Eldorado.
Resta Massimo D’Alema,
ma il citarlo è già un problema.

Cari amici, siamo seri:
se son questi i condottieri,
noi potremo andare avanti
solo grazie ai tranquillanti.

blog MicroMega, 24 marzo 2016

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