Zitti, parla Martirello!

Il Troiellum.
(il Fatto Quotidiano, 20 dicembre 2016)
Il segnale di Mattarella: regole chiare presto per poi tornare al voto.
(la Repubblica, 2 gennaio 2017)
Da Pitruzzella a Mattarella la voglia di bavaglio al Web.
(il Fatto Quotidiano, 3 gennaio 2017)

Zitti, parla Martirello!

E’ il trentuno, venti e trenta,
Martirello si presenta
ben truccato alla tivù.
Sono dieci giorni e più

che si allena intensamente;
a quell’ora normalmente,
recitate le preghiere
come fa tutte le sere,

col pigiama di flanella
fa la nanna Mattarella
ed è stato faticoso
nelle ore di riposo

far le prove del messaggio,
ma l’illustre personaggio
è in perfetta forma quando
fa il discorso memorando.

Elencate le sventure,
i disastri, le paure
che nell’anno che è finito
il Paese hanno colpito,

ha descritto ogni problema
per il qual l’Italia rema
in un mar sempre in tempesta,
senza mai poter far festa.

Ovviamente non ha detto
che la colpa è del ducetto
che ha promesso mari e monti
e ha lasciato in rosso i conti.

Parlò poi di web cattivo
proponendo l’obiettivo
di una ignobile censura
verso la democratura,

riesumando là per là
l’orwelliana verità
distillata dal potere
di uno Stato da temere.

E poi l’ultima sparata
sull’infamia rinnovata
di un premier che non è eletto
e perché, dopo il ducetto,

è arrivato Gentiloni
senza fare le elezioni.
Il volpone ci ha spiegato:
“Per la Camera e il Senato

manca nel momento attuale
una legge elettorale
omogenea e similare:
così non si può votare”.

Ma di dire tralasciò
chi l’Italicum firmò,
una legge che era un golpe
e oltre a tutte le altre colpe

del Senato si scordava
mentre ancora in vita stava,
come adesso in vita sta
dopo i No in gran quantità.

Così grazie a Giorgio Re,
alla Boschi, a Renzi e
al distratto Mattarella,
si esibisce in passerella

il felpato Gentiloni
con un gruppo di cialtroni,
di renziani Signorsì.
Grazie a loro giunti qui,

per trovar la nuova legge
con la quale voti il gregge,
sono pronti mediatori,
saggi, facilitatori,

ultimatum, comitati
sia ristretti che allargati,
lodi, tavoli ed appelli,
tavolini e quagliarielli

Doppio turno o alla tedesca,
mista od alla puttanesca,
provincial, maggioritaria,
comunal con l’orticaria,

mix di uninominale
con tot di proporzionale,
alla greca o alla francese,
con o senza maionese,

senza o con lo sbarramento
dallo zero al tot per cento,
con le preferenze o il premio…
per il candidato astemio.

Una legge si farà
e qualcuno vincerà:
certo non saremo noi,
in eterno parco buoi.

blog MicroMega, 6 gennaio 2017

No, grazie

Lo spread, i timori delle cancellerie e ora lo scenario del Financial Times: “Il Paese rischia l’uscita dall’euro”.
Ma per esperti e sondaggisti lo spettro non si traduce in consensi per la stabilità.
Per chi vota la paura? Urne, conti e mercati, cresce l’allarme Italia. Perché può aiutare più i No che i Sì.
(la Repubblica, 22 novembre 2016)

No, grazie

Se No dicono i sondaggi
è il momento di esser saggi
e non dar per già avvenuto
che il ducetto sia fottuto.

Nella stanza dei bottoni
c’è una banda di cialtroni
pronti ad ogni colpo basso
purché il No giunga al collasso.

C’è lo spread che è risalito,
ogni giorno c’è il ruggito
di un infam potere forte
che pronostica la morte

della nostra economia.
La nutrita compagnia
si infoltisce a vista d’occhio
per salvar Renzi Pinocchio.

Le internazionali banche
non appaiono mai stanche
di lanciar funesti allarmi.
J P Morgan, fra i gendarmi,

vuol che la Costituzione
sia gettata in un bidone.
Confindustria fu assai lesta
nel predire la tempesta

con il Pil che va a puttane
e la gente senza pane.
Le cancellerie straniere
fanno in tutte le maniere

tifo per il ragazzotto:
se la stan facendo sotto
Merkel per il suo futuro
che non è così sicuro

e Barack per un presente
spaventoso e sconvolgente.
Bankitalia fa del voto
un temuto terremoto:

“C’è gran volatilità,
addio alla stabilità!”
Dà il suo fiato alla cagnara
il Financial Times che spara:

“Con il No fuori dall’euro!”,
da ricorrere alla neuro.
E il Wall Street Journal proclama:
“Col No cambia il panorama,

per chi investe è un vero insulto
che lo porterà al tumulto!”
Ai cialtroni forestieri
poi si aggiungon battaglieri

anche quelli nazionali,
altrettanto micidiali:
Padoan con Sergio Marchionne,
incrollabili colonne,

bravi con le loro imprese
nel distruggere il Paese
ed infine Giorgio Re,
il burattinaio che,

da napoletano scaltro,
con un golpe dopo l’altro
ci ha portato fino qui
per terrore di un cri cri.

Questi infami consigliori
che il No voglion fare fuori
aman la stabilità,
che è melassa in verità,

nella quale ci hanno immersi
dopo che ci siamo persi,
mentre fan gli affari loro,
con il wellfare il lavoro,

l’istruzione,la Giustizia,
la politica milizia,
la salute dell’ambiente
e un futuro almen decente.

Nessun sembra aver capito
che, pur se rincoglionito,
oggi al popolo italiano
Padoan, Napolitano,

giornalon, cancellerie,
banche, Ue, burocrazie
ormai fan sol rabbia e schifo
e pertanto il loro tifo

contro il No è la giusta spinta
per aver battaglia vinta
contro il Sì della melassa
di una casta satanassa.

blog MicroMega, 25 novembre 2016

La stabilità di Nonno Golpe

Grazie, Maestà.
(il Fatto Quotidiano, 8 novembre 2016)
Trump, gli incazzati ribaltano il mondo.
(il Fatto Quotidiano, 10 novembre 2016)
“Io so come si fa”: ecco come ha vinto.
(ibidem)
Massimo Cacciari. Senza più la sinistra, contro la destra non resta che Grillo.
(ibidem)
Re Giorgio allo scoperto: “Votare è un problema”.
Il presidente emerito della Repubblica sconvolto dalla vittoria di Trump.
(ibidem)

La stabilità di Nonno Golpe

Parlan di stabilità
e della necessità
di non affrontar l’ignoto
e perciò temono il voto

ed il popolo che prova
a cercar ciò che gli giova
e a evitar ciò che gli nuoce.
Chi ha il poter non vuol dar voce

a chi cerca di cambiare
ed a chi si dà da fare
con il voto, la protesta
e lo stop ai capintesta.

Poiché, ahimè, stabilità,
infernal divinità,
vuol dir cose ben diverse
per chi vinse e per chi perse.

Una è quella del potere
che è l’eterno timoniere
con la globalizzazione,
la delocalizzazione,

con le multinazionali,
le finanze universali,
il fasullo socialismo
e l’infame post blairismo.

L’altra è quella delle masse
oberate dalle tasse,
che ci son solo per loro,
senza welfare né lavoro,

quando c’è sottopagato,
vittime del precariato
che soltanto voucher dà,
di un’avara sanità,

di un’ignobile giustizia,
di ogni tipo di nequizia,
con periferie scassate
e menzogne a vagonate.

Trump, Le Pen, Brexit, Orbàn
son l’orribile doman
di chi non ce la fa più
non potendo andar più giù.

Perché mai tanto stupore?
La democrazia che muore
tenta un gesto disperato:
andrà mal, ma ci ha provato.

Qui da noi non è successo,
Giorgio Re non l’ha permesso,
lo ha evitato ad ogni costo.
Qualche golpe ben nascosto

ci ha negato le elezioni.
Salvò Silvio Berlusconi
la sfiducia rimandando
per dar tempo al miserando

di comprarsi i senatori
che dovevan farlo fuori.
Poi, sull’input dell’Europa,
lo cacciò via con la scopa

e coi giochi di prestigio
ci donò Monti il prodigio,
anziché farci votare.
Non udì il rosso compare

il gran boom di Beppe Grillo
pilotandoci tranquillo,
alla faccia di Bersani,
il più nano fra i più nani,

al governo di quel Letta
che, obbediente marionetta,
ha portato il Belpaese
al governo a larghe intese.

A Porcellum giubilato,
Giorgio Renzi ci ha donato,
imponendo a quel portento
di far con un Parlamento

abusivo in modo enorme
le spregevoli riforme
alla attual Costituzione.
Non un golpe, ma un golpone.

Ed ancor non è finita.
Con la voce risentita
i suoi moniti riprese
dopo la Brexit inglese

ed il voto americano:
Sua Maestà Napolitano
trova alquanto sconvolgente
che diventi Presidente

Donald Trump e vede il male…
nel suffragio universale.
“E’ il votar che dà problemi!”
Meglio assai i vecchi sistemi

quando, ai tempi di Baffone,
non votavan le persone,
ma arrivavano i soldati
con le blindo e i carri armati.

Ma ora è tempo di votare
la riforma del giullare
e se il NO trionferà
addio alla stabilità!

blog MicroMega, 15 novembre 2016

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