Matteo Salvini, rubli e gattini

M 49 è in fuga. E se fosse finito in Lussemburgo?
(il Fatto Quotidiano, 16 luglio 2019)
Se il Nord si sente tradito.
(la Repubblica, 17 luglio 2019)
La Costituzione calpestata.
(ibidem)
Salvini si isola in Europa e frega Giorgetti. Che è pronto all’addio.
(il Fatto Quotidiano, 18 luglio 2019)
Più gattini meno Savoini: Matteo si rifugia dai felini.
(ibidem)

Matteo Salvini, rubli e gattini

Fino al voto alle Europee
era un tipo da epopee,
una specie di Re Mida
che vinceva in ogni sfida

ed in oro trasformava
tutto quello che toccava.
Poi il destino si è accanito
ed il tocco del suo dito

non fu più miracoloso.
Il cazzaro burbanzoso
ha stravinto con il voto,
ma la Ue gli ha fatto il vuoto

tutto intorno ed è isolato.
Anche Orban lo ha lasciato
ed in un battibalen
restò sol con la Le Pen.

Addio commissione Ue
per Giorgetti, il vicerè
che, fregato dal brighella,
va a frignar da Mattarella.

Ma non solo. Il Settentrione
è deluso dal marpione:
la flat tax non sta arrivando
e all’arrivo, chissà quando,

non sarà quella promessa.
Non è stata ancor concessa
ai padan la autonomia
che la Carta a morte avvia

perché al Sud fa mal davvero.
Vige ancora la Fornero
e per la pension futura
è una vera fregatura

la famosa quota cento.
Per gli amanti del cemento
non si sbloccano i lavori
per sfasciare i territori.

Per non dir del Metropol
con i rubli e il folto stuol
di compari faccendieri,
oggi ignoti, amici ieri.

Pur M 49,
l’orso grigio che commuove
ploton di naturalisti,
per il cul prende i leghisti

ed il Capitan Salvini.
Perché, guarda tu, i quattrini
sgraffignati dal partito
e nascosti in qualche sito,

proprio son quarantanove.
Provenienti da ogni dove,
giornalisti scatenati
su Matteo si son fiondati

con domande col tranello:
“Perché questo? Perché quello?
Che vuoi far? Si voterà?”
Il padan quaraquaquà

non ha tempo da sprecare:
deve andar dalle gattare
al Verano, il cimitero,
anziché al ministero.

C’è un rinfresco per Salvini:
coca cola, tramezzini
con le pizze. La maglietta
d’un gattin con la zampetta

bianca in cuor su fondo nero,
vien donata al condottiero
che fa selfie, gatti in braccio
e non sembra più un bravaccio.

Rubli, Europa, economia,
quota cento, autonomia,
Putin, Conte, Fico, Gigi,
discussion, bugie, litigi,

non han più nessun impatto.
Basta dargli in braccio un gatto
e Salvini è San Francesco
e non più un kapò tedesco.

31 luglio 2019

Addio, mio bello, addio

Renzi chi?
(il Fatto Quotidiano, 21 gennaio 2017)

Addio, mio bello, addio

Certo il No è stato un knockout
per il povero boy scout.
Certo il dar le dimissioni
e vedere Gentiloni

che diventa il proprio erede
ed al suo posto si siede
lo fa andar fuor di cervello.
Certo spingere il carrello

con la spesa del mercato
è uno schiaffo esagerato.
Certo salutare il Giglio
e portare a scuola un figlio

con paterna tenerezza
non dà il massimo di ebbrezza.
Certo star senza la Boschi
vuol dir viver tempi foschi.

Il moral certo va giù
se ogni dì non sta in tivù,
in due o tre dei suoi canali,
e lo snobbano i giornali.

Certo che bello non è
il vedere il neo premier
dalla Merkel a Berlino
e star senza il suo bacino.

Dopo tutta la fatica
di appagar la voglia antica
di un aereo personale
che ci costa un capitale,

certo al povero figliolo
il vederlo adesso in volo
con a bordo Gentiloni
fa girar molto i coglioni.

Certo il No di Carofiglio
a esser petalo del Giglio
della sua segreteria
non è il meglio che ci sia,

come il gesto di Martina
che fa No con la manina.
Certo l’esser sputtanato
da uno Staino che ha chiamato

a diriger l’Unità
tanta gioia non gli dà.
Certo il crollo di iscrizioni
degli antichi creduloni

al partito moribondo
rischia di mandarlo a fondo.
Certo la cresta dell’onda
con la schiuma che lo inonda

e gli fa sentir l’ebbrezza
di una celestial carezza
è un ricordo che fa male
nella situazione attuale.

Certo che, facendo il conto,
è terribile il confronto
fra un Re Mida che indorava
tutto quello che toccava

e un tapin che sta al paese
con i figli, con Agnese,
con la felpa e le ciabatte.
Eppur Renzi se ne sbatte,

non si arrabbia, non impreca,
non è in preda a furia cieca,
non va in chiesa a pregar Dio
perché breve sia l’oblio.

E non piange lacrimoni.
Renzi pensa a Gentiloni
e ai problem che gli ha lasciato:
un bilancio disastrato

che la Ue vuol sia corretto
con manovra a pronto effetto.
Una legge elettorale
che fa schifo ad un maiale.

L’Alitalia che peggiora
di un milione ogni mezzora.
Il Jobs Act che non funziona.
Il flop della Scuola Buona.

L’Almaviva. Il terremoto,
le casette solo in foto.
Una cyber sicurezza
che è ridotta a una schifezza

e una Rai ch’è a un punto morto
col bidon Campo Dell’Orto,
altroché la Bbc
che promise nei bei dì!

Non è il caso di invidiarlo
ed è ben non incontrarlo
poiché ciò che gli lasciò
al neo premier procurò

il peggior dei coccoloni.
Per sfuggire a Gentiloni
Renzi assai lesto è fuggito:
sul carrello…del bollito.
(copyright Marco Travaglio)

blog MicroMega, 30 gennaio 2017

Il Mida di Rignano

Il grande gufatore.
(il Fatto Quotidiano, 11 agosto 2016)
La povertà in aumento curata coi soldi falsi: Renzi vende il Sì.
Promette 500 milioni di risparmi inesistenti a gente che ha dimenticato per due anni.
(ibidem)
Le ragioni del “Sì” e il fumo negli occhi.
(il Fatto Quotidiano, 13 agosto 2016)
La crescita del Pil torna a zero.
(ibidem)
Abbiamo buttato trenta miliardi per arrivare alla crescita zero.
Governo fallito, nessun effetto da 80 euro, Jobs Act, sgravi e taglio della Tasi.
(il Fatto Quotidiano, 14 agosto 2016)

Il Mida di Rignano

Per fregare i creduloni
il campion dei fanfaroni
si è spacciato per Re Mida:
“Italian, con la mia guida

cambierem questo paese!
Stop ai debiti e alle spese,
col lavoro e lo sviluppo
passeremo in testa al gruppo

dei paesi della Ue!
E, parola di premier,
grazie a splendide riforme
il successo sarà enorme

poiché d’oro io farò
tutto ciò che toccherò!”
Millantava il grande auriga
che, oltretutto, porta sfiga.

Circondato da incapaci,
da iperfemmine procaci,
da lacché, da leccaculi
che testardi come muli

han sbagliato proprio tutto,
ha portato il farabutto,
con la morbida aretina,
il Paese alla rovina.

Questo agosto è ahimè la prova
che la cura non ci giova.
Sfiga ed incapacità
fanno del quaraquaquà

non un premier leggendario
ma un Re Mida all’incontrario.
Ed infatti a inizio mese
ha lasciato il Belpaese,

ormai diventato ostile,
per volar fino al Brasile
con i figli, la consorte
e le relative scorte.

L’intenzion del tirannello
è con tutti farsi bello
di medaglie d’oro altrui
come avesse vinto lui,

ma in realtà porta scalogna
a chi l’oro per sé sogna:
cade Nibali per strada,
sol l’argento nella spada

va alla mitica Fiamingo,
mentre sta lontan dal bingo
Federica Pellegrini
grazie ai tanti messaggini.

Renzi fa scherzi da preti.
Piovon sugli itali atleti
le medaglie d’eccellenza
solo con la sua partenza.

Il ritorno è ancor più ostil
poiché non aumenta il Pil,
mentre è il debito che sale
e l’economia va male.

Padoan, vero democristo,
dice ch’è tutto previsto
e tra breve cambierà,
mentre sal la povertà,

siamo a ben cinque milioni.
Nonostante i tanti doni,
le riforme che millanta,
il Jobs Act e gli euro ottanta,

con i qual Matteo ci dopa,
siamo il peggio dell’Europa.
Giura: “Se vinco al traguardo
ci sarà mezzo miliardo

per chi vive in povertà.
Solo un decimo sarà,
ma se pure fosse vero
un aiuto giornaliero

di euro zero punto tre,
circa un terzo di un caffè,
giungerebbe a un poveretto.
Per il cul prende il ducetto

che nei panni di Re Mida
ha perduto la sua sfida:
ciò che tocca è diventato
merda e non oro colato.

blog MicroMega, 25 agosto 2016

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