Pisapippa

Il capolavoro di Pisapia: sta spaccando Mdp.
(il Fatto Quotidiano, 3 settembre 2017)
L’aut aut di Giuliano: “Voglio unire. Se non ci riesco farò un passo indietro”.
(la Repubblica, 6 settembre 2017)
Sicilia, il partito di Pisapia indeciso su chi sostenere: quindi non deciderà nulla.
(il Fatto Quotidiano, 6 settembre 2017)
Pisapia è renziano, ma non osa dirlo: la sinistra scoppia.
(ibidem)
Pisapia, il nulla, però presentabile.
(il Fatto Quotidiano, 9 settembre 2017)

Pisapippa

Un politico-tisana,
un Obama all’italiana,
mix fra Kennedy e Mandela,
ogni dì Giuliano svela

d’esser solo un Sor Tentenna
alla caccia della strenna
di far la sinistra unita
che gli sfugge fra le dita.

Primo error che si registra:
creder Renzi di sinistra.
Altro error: lo sian Bersani
con D’Alema e gli altri nani.

Terzo error: Giulian trascura
la sinistra pura e dura,
quella utopica e un po’ illusa
che dai giochi è sempre esclusa.

Quarto errore: quell’abbraccio
che Giuliano senza impaccio
ha concesso, che rovina!,
all’etrusca madonnina.

Ignorando i propri imbrogli
va cercando quadrifogli
nella putrida palude
che ogni sogno ci preclude.

Cambia idea tre volte al giorno,
non due come quelli intorno,
vuol la discontinuità,
ma poi lingua in bocca fa

col boy scout che ha rovinato
tutto quello che ha toccato.
“Con Alfano? E’ innaturale!”
Ma poi: “In caso eccezionale…”,

si arrabatta come può
senza dir né Sì né No.
Tutti sanno che Matteo
per lo men di questo è reo:

ha distrutto il suo partito,
che di già non era un mito,
le sue feste e gli elettori.
Il giornal ne ha fatto fuori.

Ha perduto comunali,
referendum, regionali,
ha gli iscritti dimezzato,
le primarie ha rottamato

per paura del giudizio
di chi vota, un vecchio vizio.
E pertanto Pisapia
con la nobile follia

del politico fallito
su chi sta puntando il dito
per portare all’apogeo
la sinistra? Su Matteo!

Nessun sa la sua opinione
su Jobs act, su immigrazione,
su ricerca e povertà,
scuola ed Università,

su sviluppo e economia,
sull’ambiente e l’energia,
ma sappiam che Renzi è il perno
di ogni prossimo governo

che lui di sinistra chiama.
Pisapia in formato Obama,
in stil Kennedy e Mandela,
è renziano, ma lo cela,

non lo dice, ma si vede.
Forse, essendo in buona fede,
è renzian senza saperlo.
“Pisapia, cippirimerlo!

L’ircocervo che vuoi fare
di sinistra non ci pare.
Noi salpiam per altri porti,
con Matteo nemmeno morti!”

Carlo Cornaglia

blog MicroMega, 14 settembre 2017

Il male minore

Pdl sull’orlo della scissione. Alfano: il governo deve durare. Fitto: vuoi fare la festa a Silvio.
(la Repubblica, 14 novembre 2013)
L’ultimatum di Angelino al Cavaliere. “Mi stai proponendo un trappolone”. “Rinvia tutto o vado via”. Drammatico confronto a cena.
(ibidem)
La vera barzelletta è l’unità del Pdl: ci crede solo Berlusconi.
(il Fatto Quotidiano, 14 novembre 2013)

Il male minore

Convocò quel criminale
il Consiglio nazionale
per passar dal Pdl
degli schiavi e delle ancelle

a una nuova Forza Italia
che assai presto terrà a balia,
il partito dei più bravi,
delle ancelle e degli schiavi.

Per la novità che incombe
si scatenano colombe,
mediator, falchi, falchetti,
angelini e diavoletti.

Il caiman non sa che fare:
l’obiettivo è non andare
a finire in una cella.
C’è Daniela, sempre quella,

che lo esorta: “Spacca tutto
o alla fin sarai distrutto!”,
mentre Alfano, il neostatista,
vuol che Letta resti in pista:

“Silvio, se salvi il governo
senza scatenar l’inferno,
sarai poi riabilitato
e ritornerai in Senato”.

Quasi fuori di cotenna,
Silvio sembra il Sor Tentenna:
“Fo’ il Consiglio”. “Non lo faccio”.
“Tengo Alfano”. “No, lo caccio!”

“Fo’ il Consiglio, ma sto zitto…”.
“Han ragion Daniela e Fitto,
Angelin non è sincero!”
Sbotta Nunzia: “Non è vero!

Il problema è sol che Alfano
vuol posare il deretano
su una sedia o una poltrona,
ben lontan dalla pitona!”

Mentre pensa a un chiavistello,
Silvio vede Quagliariello
ch’è di casa al Quirinale:
“Il buon cuor presidenziale

lui potrebbe procurarmi,
evitandomi i gendarmi…
Ed allor perché cacciarlo?”
Ogni giorno un nuovo tarlo

rode dentro la sua testa:
“Chi mi vuole far la festa?
A chi devo dar fiducia?
A chi con Enrico inciucia

o a chi vuole le elezioni?”
Senzaquid coi suoi dentoni
torna per fregare Fitto:
“Grazie a lui sarai sconfitto,

non sol fuori dal Senato,
ma con Re Giorgio incazzato,
col governo comunista
e con la galera in vista.

Silvio, pensa a quel che fai,
sol con noi ti salverai!”
Causa i falchi, le colombe
e le quotidiane bombe

Berlusconi si dispera:
“E se fosse la galera
la migliore soluzione?
San Vittore, apri il portone!”

l’Universale, 15 novembre 2013

C’è quid e quid

Silvio riabbraccia i suoi falchi. Con lui finisce pure il governo.
(il Fatto Quotidiano, 16 ottobre 2013)
Berlusconi all’attacco del governo. “E’ una schifezza, meglio votare”.
(la Repubblica, 17 ottobre 2013)
Ore 12, Silvio convoca i “suoi” ministri. “Chi sta con i miei carnefici?”
(il Fatto Quotidiano, 17 ottobre 2013)
Berlusconi, niente tregua con i ministri. “Almeno si faccia un rimpasto”.
(la Repubblica, 18 ottobre 2013)
B. aizza le colombe: “Il Pd è disumano”.
(il Fatto Quotidiano, 18 ottobre 2013)
L’ira di Berlusconi sui ministri: “Se io cado il governo salta”.
(la Repubblica, 19 ottobre 2013)

C’è quid e quid

Fu la gioia di un minuto
per Alfano aver creduto
che trovare un quid gagliardo
fosse un facile traguardo.

Ma c’è il quid da poco prezzo
da comprare un tanto al pezzo,
con brevissima durata
e c’è il quid ch’è una figata,

che funziona giorno e notte,
è efficiente, non si fotte,
va con luce e batteria
e ha una lunga garanzia.

Angelino, squattrinato,
al discount l’ha comperato
e in un attimo si ruppe
riducendo le sue truppe

destinate al tradimento
a un feral quattro per cento.
Il caiman, pur mezzo morto,
ad un tratto se n’è accorto

ed i falchi, un dì cacciati
da Francesca, ha richiamati
in suo aiuto. Il Sor Tentenna,
quasi fuori di cotenna,

vuol con sé la gang fedele:
Bondi, Fitto Raffaele,
Denis, Mara, Capezzone,
la signora del pitone.

Tutti soffiano sul fuoco
perché Alfano, uom dappoco,
dal caiman sia incenerito:
“Come Giuda ti ha tradito,

Silvio fagli un culo nero
e ricominciam da zero,
con un nuovo predellino,
sol fra noi, senza Angelino!”

L’avvocato Niccolò
gli ripete finché può
che un pm un po’ brighella
lo farà finire in cella

forse in meno d’un minuto
non appena decaduto.
Bari, Napoli, Milano
sono i luoghi in cui il caimano

può finir coi secondini:
De Gregorio e Tarantini
con Lavitola e le gnocche
ormai pronte a aprir le bocche,

gli apriranno la galera.
E’ agghiacciante l’atmosfera
nella quale le sue notti
vive il re dei galeotti.

“Angelino, tu e i ministri
rimarrete coi sinistri,
miei carnefici e assassini?”
Angelino pensa a Fini,

al disastro di Mastella,
alla sua vuota scarsella,
ai sondaggi in forte calo
e si chiede:“Lo pugnalo

o ritorno suo lacché?”
Cerca il quid, ma vede che
malandato giace a terra.
Inchinandosi lo afferra,

poi lo scuote, lo strattona,
ma, purtroppo, non funziona.
Cerca invan la garanzia
poiché l’ha buttata via.

Preso da una furia cieca,
sacramenta, soffre, impreca,
ritornato, troppo speed,
Angelino Senzaquid!

blog MicroMega, 21 ottobre 2013

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