Andrea Agnelli – Vecchia Signora nella bufera

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Sulla Juve tre domande:
“E’ davvero così grande
o è il poter che la fa tale?”
“E’ una squadra eccezionale

per abilità e blasone
o è una squadra che si impone
grazie a trucchi ed intrallazzi?”
“E’ la squadra dei Palazzi,

degli snob, della ricchezza
o di chi il bel gioco apprezza?”
Vince in casa, vince fuori,
ha dei buoni giocatori

sia in difesa che all’attacco:
dribbling, stop, colpi di tacco,
tunnel, scatti, cross, parate,
corse, lanci, rovesciate…

e non mancano le reti.
Gli arbitri son così lieti
nel vedere un tal tesoro
che, voilà, giocan per loro

nel far uso del fischietto.
Juve ed arbitro, un duetto.
A scudetti è a più di trenta
ed un paio se li inventa,

ma per purtroppo nella coppe
non dan latte le sue poppe:
nella Champions non è in palla,
in Europa non sta a galla.

Nel lontan duemilasei,
nonostante i suoi trofei,
grazie a Moggi e a suoi maneggi,
fra gli italici sbeffeggi

è finita in serie B.
La Signora, ebbene sì!,
gli arbitri se li sceglieva
e nel far così vinceva.

Per il doping fu inquisita:
pare che fosse imbottita
di pasticche e beveroni
che mutavano in leoni

e gazzelle con i fiocchi
anche i giocatori brocchi.
La Giustizia fu sconfitta,
la Juventus fu prescritta.

Ora Agnelli è condannato:
il suo staff ha intrallazzato
con le bande degli ultrà
senza avere il suo altolà.

Regalavano gli addetti
in gran quantità i biglietti,
i pass e gli abbonamenti
ai tifosi prepotenti

per tener le curve buone.
Li guidava un capoccione
della ‘ndrangheta esponente,
“un tifoso deferente”

lo descrisse il prode Andrea.
Questa Juve è un’epopea
sia nel bene che nel male,
nella cacca e nel caviale.

25 settembre 2017 Il Tribunale federale nazionale della FIGC ha inibito per 12 mesi il presidente della Juventus Andrea Agnelli per aver violato gli articoli del Codice di Giustizia sportiva sulla lealtà sportiva e sui rapporti con i tifosi.

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