Tocca a Nordio da Treviso ridare al Cavaliere il suo sorriso

Mose, così l’ex pm arrestò 35 persone “spiandole” 2 anni.
(il Fatto Quotidiano, 8 dicembre 2022)
Nordio, il garantista intermittente tra cene e manette lagunari.
(il Fatto Quotidiano, 11 dicembre 2022)
La strategia bifronte del ministro Nordio. Bellicoso a parole, prudente nei fatti.
(Domani, 13 dicembre 2022)
Nordio affonda l’abuso d’ufficio. Toghe in rivolta sulle intercettazioni.
(la Repubblica, 18 dicembre 2022)

Tocca a Nordio da Treviso ridare al Cavaliere il suo sorriso

Molti son stati i vil guardasigilli
di Berlusconi ignobili birilli
da quando, Salvator, discese in campo.
Il primo, Previti, fu come un lampo:

dal presidente Scalfaro bocciato,
alla Difesa Cesare è approdato
lanciando nei ministeriali quadri
Alfredo Biondi che col salva-ladri

tentò di far uscir dalle galere
i malfattori cari al Cavaliere.
Fu Roberto Castelli della Lega
per Silvio con la Ue in feroce bega

sull’europeo mandato di cattura.
Tentò pur di dar vita alla bruttura
di giudici e piemme separati
e al controllo mental dei magistrati.

Poi venne il prode senza quid Alfano
che battagliò in difesa del caimano
col lodo che, bocciato dalla Corte,
di Berlusconi complicò la sorte.

Della Cartabia infin con la regia
venne fatta una specie di magia:
la prescrizion di botto se ne è andata
e…con un altro nome è ritornata!

Il tempo passa ed i guardasigilli
nel compiacerlo son sempre più arzilli.
Adesso tocca al Nordio da Treviso
ridare al Cavaliere il suo sorriso

o, meglio, il ghigno del caimano infame
che vuol della Giustizia fare strame.
Pubblico ministero diventato,
difese la democrazia e lo Stato

ma sempre coi colleghi in lite ardita.
Poiché apprezzava assai la bella vita
ogni giorno alle cinque della sera
l’ufficio diventava una galera:

ne fuggiva e da saggio bon vivant
cercava il suo sollazzo quotidian.
Nei convegni e in dottrina garantista,
fu nell’agire assai giustizialista:

arresti preventivi dei birboni,
inchieste a strascico, intercettazioni
come piemme gli sono servite
nella stagione di Mani Pulite

e nelle indagini per stecche al Mose.
Ma con il tempo il garantismo esplose
e da anzianotto Nordio si è pentito
diventando un ministro intenerito.

Si disse un Churchill per età e sapienza
ma non brillò purtroppo per coerenza.
Sceso in politica da pensionato
si scordò ciò che disse: “Un magistrato

alla politica mai dica Sì!
per di più nel collegio dove agì…”
Or ridà voce al vecchio Cavaliere:
separazion total delle carriere,

stop all’azion penale obbligatoria
e alle intercettazioni, vecchia storia,
all’abuso d’ufficio l’altolà
ed ai parlamentar l’immunità.

La moral? Montesquieu fu un deficiente,
addio magistratura indipendente,
addio separazione dei poteri,
largo ai piemme come camerieri

ubbidienti al potere esecutivo.
Era di Silvio questo l’obiettivo
e grazie a Nordio lo raggiungerà.
Giustizia ugual per tutti? Ma va là!

pubblicato su Domani del 10 gennaio 2023

La Giustizia in riva all’Arno

Il giustizialgarantista.
(il Fatto Quotidiano, 21 maggio 2020)
Matteo garantista scorda i “martiri del renzismo”.
(ibidem, 21 maggio 2020)

La Giustizia in riva all’Arno

Il senatore semplice è tornato
a parlare nell’aula del Senato
per il processo a Alfonso Bonafede.
Le solite renzate in malafede.

“Caro ministro, lei è stato abietto.
Basta con la cultura del sospetto
e il vostro ignobile giustizialismo!
Noi siam fieri del nostro garantismo

grazie al qual le salviamo la poltrona,
ma Italia moribonda non perdona
e scordare non può la vostra furia
contro Lupi, la Guidi, Maria Etruria,

Luca Lotti e il senza quid Alfano!”
Non si ricorda il fanfaron toscano,
che adesso vanta d’esser garantista,
quanto in passato fu giustizialista,

accanitissimo come i mastini
e grillino più ancora dei grillini.
Con Letta presidente del Consiglio
è intervenuto, e con gran cipiglio,

contro la Cancellieri alla Giustizia
allorché dimostrò grande amicizia
alla moglie dell’ingegner Ligresti
nel criticare i famigliari arresti.

“Il caso – aveva detto lapidario –
è sol politico, non giudiziario!”
Dopo l’estradizion Shabalayeva
pontificò: “Se Alfano lo sapeva

ha mentito ed è cosa da cialtroni.
Se non sapeva è peggio: dimissioni!”
A Nunzia De Girolamo fu ostile:
“La dimission sono question di stile!”

Premier, ha fatto fuori Federica,
la Guidi che era stata troppo amica
del compagno nel caso Tempa rossa.
“Non puoi salvarti, hai sbagliato mossa!

Come gli altri non siam, perciò pedala!”
disse alla sguattera del Guatemala.
Maurizio Lupi ha pur dimissionato
quando il ministro venne intercettato:

con Incalza studiava un intrallazzo
per trovare un lavoro al suo ragazzo.
Ed il ragazzo ottenne oltre al lavoro
un prezioso cadeau: un rolex d’oro”.

Il suo giustizialismo si è esaurito
quando del garantismo si è invaghito.
Cambiò poiché successe un fatto tragico:
le indagini sul clan del giglio magico.

La Boschi per la Banca dell’Etruria.
Babbo Tiziano che ogni dì s’infuria
per la persecuzion dei magistrati
che mamma Laura e lui han condannati

per le fatture false che hanno emesso,
E Lotti, al tempo più fedel di adesso,
indagato per Consip come spia.
Per finir con la bella compagnia

di sodal che con l’unico interesse
di ottener sia poltrone che commesse
han finanziato le sue fondazioni.
La moral sul campion dei fanfaroni?

Non è giustizialista o garantista
ma soltanto un astuto opportunista
per il qual la Giustizia è una manfrina.
“Ti conosciam pur con la mascherina!”

blog MicroMega, 28 maggio 2020

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