La Giustizia in riva all’Arno

Il giustizialgarantista.
(il Fatto Quotidiano, 21 maggio 2020)
Matteo garantista scorda i “martiri del renzismo”.
(ibidem, 21 maggio 2020)

La Giustizia in riva all’Arno

Il senatore semplice è tornato
a parlare nell’aula del Senato
per il processo a Alfonso Bonafede.
Le solite renzate in malafede.

“Caro ministro, lei è stato abietto.
Basta con la cultura del sospetto
e il vostro ignobile giustizialismo!
Noi siam fieri del nostro garantismo

grazie al qual le salviamo la poltrona,
ma Italia moribonda non perdona
e scordare non può la vostra furia
contro Lupi, la Guidi, Maria Etruria,

Luca Lotti e il senza quid Alfano!”
Non si ricorda il fanfaron toscano,
che adesso vanta d’esser garantista,
quanto in passato fu giustizialista,

accanitissimo come i mastini
e grillino più ancora dei grillini.
Con Letta presidente del Consiglio
è intervenuto, e con gran cipiglio,

contro la Cancellieri alla Giustizia
allorché dimostrò grande amicizia
alla moglie dell’ingegner Ligresti
nel criticare i famigliari arresti.

“Il caso – aveva detto lapidario –
è sol politico, non giudiziario!”
Dopo l’estradizion Shabalayeva
pontificò: “Se Alfano lo sapeva

ha mentito ed è cosa da cialtroni.
Se non sapeva è peggio: dimissioni!”
A Nunzia De Girolamo fu ostile:
“La dimission sono question di stile!”

Premier, ha fatto fuori Federica,
la Guidi che era stata troppo amica
del compagno nel caso Tempa rossa.
“Non puoi salvarti, hai sbagliato mossa!

Come gli altri non siam, perciò pedala!”
disse alla sguattera del Guatemala.
Maurizio Lupi ha pur dimissionato
quando il ministro venne intercettato:

con Incalza studiava un intrallazzo
per trovare un lavoro al suo ragazzo.
Ed il ragazzo ottenne oltre al lavoro
un prezioso cadeau: un rolex d’oro”.

Il suo giustizialismo si è esaurito
quando del garantismo si è invaghito.
Cambiò poiché successe un fatto tragico:
le indagini sul clan del giglio magico.

La Boschi per la Banca dell’Etruria.
Babbo Tiziano che ogni dì s’infuria
per la persecuzion dei magistrati
che mamma Laura e lui han condannati

per le fatture false che hanno emesso,
E Lotti, al tempo più fedel di adesso,
indagato per Consip come spia.
Per finir con la bella compagnia

di sodal che con l’unico interesse
di ottener sia poltrone che commesse
han finanziato le sue fondazioni.
La moral sul campion dei fanfaroni?

Non è giustizialista o garantista
ma soltanto un astuto opportunista
per il qual la Giustizia è una manfrina.
“Ti conosciam pur con la mascherina!”

blog MicroMega, 28 maggio 2020

Il Giustiniano del Valdarno

Riforma in 2 mesi. Così Renzi vuole cambiare la giustizia.
Carriere, prescrizioni, falso in bilancio: i 12 punti del governo.
(la Repubblica, 1 luglio 2014)
Rivoluzione virtuale.
(ibidem)
Giustizia, una paginetta spot per poi discutere con Silvio. Il governo presenta le “linee guida”.
Due mesi di chiacchiere in arrivo.
(il Fatto Quotidiano, 1 luglio 2014)
Baci alla francese.
(il Fatto Quotidiano, 2 luglio 2014)
B. va da Renzi, l’inciucio regge.
(il Fatto Quotidiano, 4 luglio 2014)
Il caimano ai ribelli: “Ho vinto sulla giustizia”.
(ibidem)
Orlando lo ammette: riforma della giustizia anche con B.
(il Fatto Quotidiano, 5 luglio 2014)

Il Giustiniano del Valdarno

Un altro exploit del tosco parolaio.
Nominato premier dal Vecchio Arnese,
in data diciassette di febbraio
ci assicurò una riforma al mese,

con un crono programma dettagliato.
Prevedeva la legge elettorale
e delle autonomie il neo Senato
come suo primo impegno personale.

Entro marzo il mercato del lavoro.
Burocrazia statal per fine aprile.
A maggio, con l’impegno del Tesoro,
la partenza di un fisco meno ostile

e in giugno la Giustizia rinnovata.
“Io di un millimetro non cederò!”
La legge elettorale è congelata,
sepolta da polemiche a gogò.

Il Senato bivacca in commissione.
I precari son sempre più precari,
il suo Jobs Act fu solo una visione
ed è fuori da tutti i calendari.

Quanto al bubbon della burocrazia,
impegnata a svezzare il suo bebè,
ha fatto poco o nulla la Madìa,
finché intervenne al Colle Giorgio Re.

Un fisco meno ostile? Ai sacerdoti,
con Renzi che persin Prodi oltrepassa,
gli ottanta euro come acchiappa voti,
mentre chi evade in grande se la spassa.

Non si scherza, però, sulla Giustizia:
“La riforma entro giugno si farà!”,
ha dato mille volte la notizia,
nulla al mondo può dargli l’altolà.

Arriva il trenta giugno e, puntuale,
Renzi ne parla in conferenza stampa:
la presa per il culo è eccezionale,
ma il guitto di vergogna non avvampa.

Sono dodici palle la riforma
buttate in campo dal ministro Orlando,
son le dodici slide ormai di norma
da quando Matteo Renzi sta al comando.

Sono frasi da baci perugina,
slogan pieni di nulla e d’ovvietà
che nemmeno un cervello di gallina
è in grado di sparare là per là.

“Entro un anno il processo in primo grado”.
“Riduzione a metà dell’arretrato”.
“Per la famiglia e tutto il parentado
il tempo del processo è dimezzato”.

“Per meritocrazia si fa carriera”.
“Respònsabilità modello Ue”.
“Prescrizion più lontana. Nuova era!”
“Torna il falso in bilancio … un, due, tre!”

“Sarà integral l’informatizzazione”.
“Sarà il penal processo più veloce”.
“Del personal riqualificazione”.
“Informazione? Sì, ma se non nuoce”.

Che riforma della Giustizia è questa?
E’ l’elenco di annunci sul domani
al qual ci ha abituato il capintesta.
Spiega infatti il più falso dei toscani:

“Il dibattito è aperto per due mesi
per la democrazia partecipata.
Scriveteci una mail e siamo intesi
che ogni buona idea sarà accettata”.

Non ha detto ai cronisti il fanfarone
alcune cose che tenne per sé:
“Non ero pronto e questa soluzione
dà due mesi di tempo ai miei lacchè”.

“Ho il tempo per trattar col galeotto
la riforma che più gli può piacere”.
“Della vostre opinioni me ne fotto
e con le mail mi pulirò il sedere!”

blog MicroMega, 7 luglio 2014

Il Padre della Patria

Patto del Nazareno Renzi-Berlusconi. Legge elettorale e via il Senato.
(la Repubblica, 19 gennaio 2014)
Miracolo Renzi: torna B. e fa il padre costituente.
(il Fatto Quotidiano, 19 gennaio 2014)
Berlusconi ai servizi sociali, udienza il 10 aprile.
(la Repubblica, 21 gennaio 2014)
A dieta con Toti: 7 chili in 3 giorni.
(il Fatto Quotidiano, 21 gennaio 2014)
Ruby-ter, Olgettine senza paga. Berlusconi taglia gli stipendi per paura degli arresti domiciliari.
(la Repubblica, 23 gennaio 2014)
Ruby-ter, indagato Berlusconi, i suoi avvocati e altri 40. “Hanno corrotto i testimoni”
(la Repubblica, 24 gennaio 2014)
Interdizione del Cavaliere, la Cassazione accelera. Fissata l’udienza il 18 marzo.
(ibidem)
Ruby-ter, ancora Berlusconi. E’ indagato insieme ad altri 44.
(il Fatto Quotidiano, 24 gennaio 2014)
Aiuti, Toti non ha perso un etto.
(ibidem)
Toti delfino spiaggiato: sarà solo consigliere.
(il Fatto Quotidiano, 25 gennaio 2014)

Il Padre della Patria

Già Padre della Patria si pensava,
acclamato da amazzoni e da schiavi,
già la chiamata al Colle si aspettava
col Re che a Renzi e a lui dicesse: Bravi!

In mezzo a questo lercio letamaio
anziché due statisti illuminati
vi pensavo un bandito e un parolaio.
Ma mi ricredo, visti i risultati!”

Era un miraggio, una fantasia,
poiché un potere infame era in agguato:
la Giustizia ad orologeria
la qual da sempre l’ha perseguitato.

Il dieci aprile si deciderà
se Silvio finirà ai domiciliari
o ai servizi sociali se ne andrà,
a pulir cessi con i volontari.

La Cassazione, poi, è già in cammino
per comminargli quella interdizione
che lo farà sol mezzo cittadino,
privato d’ogni pubblica funzione.

Ma c’è di peggio. Silvio è un indagato
in un processo detto Ruby-ter
con l’accusa di avere subornato
dei testimoni per non far saper

che le cene non erano eleganti,
le ragazze eran troppo generose,
come le buste piene di contanti
destinate alle più peccaminose,

che c’era in giro qualche minorenne,
come ad esempio Ruby Rubacuori,
ricompensata con robuste strenne
per pagarne gli erotici favori.

Indagati con Silvio, le Olgettine,
Apicella, il brillante chitarrista,
qualche sodale alla menzogna incline,
i legali e Rossella, il giornalista.

Per le ragazze piene di virtù
dal caiman finanziate tutti i mesi
parte immediata la spending review
e tutti i pagamenti son sospesi.

Addio auto, addio buste di Spinelli,
addio studi, vacanze, appartamenti,
son purtroppo finiti i tempi belli
poiché i giudici sono dei fetenti,

capaci di mandar Silvio in prigione
se, pagando ogni mese le pulzelle,
persevera nella subornazione
per celar le focose marachelle.

La splendida stagione è ormai finita
sia per le pupe piene di virtù
che per il Cavalier che cambia vita
al fianco di Francesca e di Dudù.

Ma la Giustizi ad orologeria
non è il maggior motivo di tormento
che preoccupa Sua Cialtroneria.
C’è una più grave causa di sgomento:

Giovanni Toti, fresco consigliere,
per Silvio Berlusconi è grassottello
e fra i lacchè non può farsi valere
se non diventa in fretta un po’ più snello.

Dopo tre giorni di severa dieta
a base solo di verdura cruda
il consigliere, diventato asceta,
davanti alla bilancia si denuda.

Via la felpa, le calze, i pantaloni,
con le mutande sal sulla bilancia,
e l’ago, dopo un po’ di vibrazioni,
il verdetto sul meschinello sgancia:

non è sceso nemmen di un ettogrammo
e la dieta non è servita a niente!
Dramma finale. Toti dice: “Smammo!”
e singhiozza il Papà Costituente.

blog MicroMega, 28 gennaio 2014

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