Stiamo inciuciando per voi

Italicum, Renzi stretto fra Fi e Alfano. “Ancora ostacoli, ma l’intesa è vicina”.
(la Repubblica, 4 marzo 2014)
Legge elettorale, Renzi appeso a Berlusconi.
(il Fatto Quotidiano, 4 marzo2014)
Italicum solo per la Camera. Berlusconi dice sì a Renzi.
Voto con il proporzionale al Senato se non sarà abolito.
(la Repubblica, 5 marzo 2014)
La carta di riserva del Cavaliere. “Voto nel 2015 e governissimo”.
(ibidem)
Accordo Renzi-Alfano-B. Vietato votare.
(il Fatto Quotidiano, 5 marzo 2014)
Il costituzionalista. Ainis: “Una camera contro l’altra”.
(ibidem)
E’ una legge scritta per impedire il voto. Il Colle intervenga”.
(ibidem)
Parola di costituzionalisti. Uno scandalo al sole.
(il Fatto Quotidiano, 6 marzo 2014)

Stiamo inciuciando per voi

E’ partito alla grande il Sor Caino
non appena freddato Enrico Letta
al quale aveva detto birichino:
“A me il Pd e te il governo spetta.

Puoi lavorar tranquillo almeno un anno,
fare in Europa la tua gran figura
e sol nel quindici per il tuo scranno
in campo scenderò. Non ho premura”.

Palle d’acciaio cadde nel tranello
e, come un giorno Abele, finì male
anche a causa del gesto dell’ombrello
che lo sponsor gli fece al Quirinale.

Da allora il fiorentino salì in rampa
con il favore dei poteri forti,
degli Usa, del caimano, della stampa,
dei creduloni con figli e consorti.

“Sono provvisto degli adatti arnesi
per manovrare con due maggioranze,
farò cinque riforme in cinque mesi…”
e, sicuro di sé, aprì le danze.

Di maggioranze Renzi ne ha ben tre:
una con quelli che san far di conto
e piaccion tanto ai duri della Ue.
Una che piace al popolino tonto

fatta di giovani, di quote rosa
magari poco esperti e un po’ somari.
La terza è la melassa appiccicosa
con i soliti sottosegretari

che fanno affari, inciuci, nefandezze.
“A febbraio la legge elettorale!”,
a gran voce giurò Settebellezze,
ma siamo a marzo e par che vada male.

Alfano non si fida, ed ha ragione,
dell’armonia che pare quasi oscena
che lega Denis, Renzi e il Capellone
e sull’Italicum si impunta e frena.

Non vuole che, approvata quella legge
prima della riforma del Senato,
i due compari volin come schegge
alle elezion col voto anticipato

obbligandolo o a ritornar lacchè
agli ordini del suo vecchio signore
od a fare la triste fine che
ha fatto Fini, il primo traditore.

L’idea brillante vien presto trovata.
Al Senato l’Italicum non vale
e, in caso di elezione anticipata,
lì si vota con il proporzionale.

Incostituzional, folle scemenza!
Camera con un certo vincitore
e col proporzional Senato senza!
O non si vota più per il timore

che le elezioni nòn servano a niente
o, se si vota, tocca al Belpaese
la soluzion che piace al Presidente,
di nuovo un bel governo a larghe intese.

Moral, chi vince? Re Napolitano,
l’Europa delle banche e degli affari
e quell’intrallazzone del caimano.
Chi perde sono i giovani somari,

il Pd che oramai ci ha fatto il callo,
Matteo Renzi, il fenomeno che ammalia
ma sta scendendo già dal piedistallo
e lo sfigato popolo d’Italia.

blog MicroMega, 7 marzo 2014

Lo Schettino del Quirinale

Napolitano: “Non si vota nel 2014, bisogna prima fare le riforme. Valuterò se posso restare al mio posto”.
(la Repubblica, 17 dicembre 2013)
Il sindaco gela la cerimonia del Colle, sedia in nona fila e fuga prima del buffet.
(ibidem)
Napolitano minaccia: O si fa come dico io o lascio il Quirinale.
Tutti al Colle per la cerimonia degli auguri natalizi. Il presidente dà l’aut aut al nemico delle larghe intese. Renzi non partecipa al brindisi e se ne va senza salutare.
(il Fatto Quotidiano, 17 dicembre 2013)

Lo Schettino del Quirinale

Tutta la casta è andata al Quirinale,
come da tradizion consolidata,
per lo scambio degli auguri di Natale
col Presidente. Cambian anno e data

ma la musica par sempre la stessa.
Re Giorgio biascica il suo vangelo
come un prevosto quando dice messa
ed a tutti fa pelo e contropelo.

L’altr’anno disse: “Non ritornerò
poiché fa male alla Costituzione
ripetere il mandato. Non si può!
E in più son stanco: me ne vo’ in pensione!”

Poi Giorgio non è stato di parola:
sarà che a non far nulla ci si annoia,
sarà che Clìo, povera figliola,
ad averlo per casa, sai che gioia!

Saran le immunità presidenziali
che in tempi di processi mafia-Stato
lo fan dormire ben fra due guanciali,
fatto sta che Re Giorgio è ritornato.

Proclama: “Poiché tutti mi han voluto!”
E gli italian, che sono creduloni,
come bambini ingenui gli han creduto,
come a Babbo Natale ed ai suoi doni.

Ma pose condizioni molto chiare:
“Governo dell’inciucio a larghe intese.
La legge elettorale da cambiare.
Riforme per il bene del Paese,

anche violando la Costituzione
con scorciatoie e con ploton di saggi.
Fingere di far salva la Nazione
a suon di norme Ue, trucchi e miraggi.

Ma, soprattutto, boicottare Grillo!”
Poi chiuse il suo intervento in modo netto
il Presidente, col final sigillo:
“O fate tutto questo o mi dimetto!”

I mesi sono corsi via veloci:
non c’è ancora la legge elettorale,
le larghe intese hanno meno soci,
le riforme son messe molto male,

il popolo è più povero di prima,
c’è meno Grillo sì, ma coi forconi
ed un boy scout che non sarà una cima,
ma nelle ruote mette già i bastoni.

Mentre traballa la stabilità,
Letta, detto premier palle d’acciaio,
con i suoi quotidiani bla, bla, bla
continua a pestar acqua nel mortaio.

Ma lo Schettino che dall’alto Colle
dà le istruzioni al timoniere inetto
vuol che continui questa corsa folle
verso lo scoglio…”Avanti o mi dimetto!”

Se, incatenato al trono al Quirinale,
Napolitano manda agli italian
questi splendidi auguri di Natale,
è meglio assai far festa al Ramadan!

blog MicroMega, 23 dicembre 2013

Cucù, cucù, ora l’Imu non c’è più

Imu, rischio caos per il pagamento e sulle banche scatta l’acconto del 130%.
(la Repubblica, 1 dicembre 2013)
Tre decreti e sei sigle, ecco la via crucis della tassa che nessuno riesce ad abolire.
(ibidem)
Imu e Giustizia, le manovre per risuscitare il caimano.
(il Fatto Quotidiano, 1 dicembre 2013)
Il decreto Imu cambia ancora. Il governo cerca di non far pagare la tassa extra dovuta a gennaio.
(la Repubblica, 2 dicembre 2013)
Comuni: mini-Imu da 400 milioni. A rischio le detrazioni sulla prima casa.
(la Repubblica, 3 dicembre 2013)
Imu, pasticcio infinito. Sindaci nel guado.
(il Fatto Quotidiano, 3 dicembre 2013)

Cucù, cucù, ora l’Imu non c’è più

Per dir la verità su Giorgio e Letta,
gli inventor del governo a larghe intese,
parliam dell’Imu, tassa maledetta,
che il più grande bandito del Paese

promise di levare agli italiani.
Enrico finì dritto nel tranello
e dell’investitura all’indomani
si caricò dell’infernal fardello.

Tre decreti e tre leggi dello Stato
più una quarta in arrivo a Capodanno
con Saccomanni Letta si è inventato,
salendo il suo Calvario con l’affanno.

Cominciò col bloccar la prima rata
che col secondo passo poi abolì,
col terzo la seconda fu annullata,
ma la storia non è finita qui.

Non ci sono i quattrini per levarla
e un delirio di nomi fantasiosi
aggiunti a mesi di sterile ciarla
han dato risultati clamorosi.

Milioni di italian ne pagheranno,
a quanto pare, ancora una fettina
e si intravede già l’ultimo inganno
d’un piccolo rincaro alla benzina.

Che la si chiami Trise oppure Tuc
o Service tax o Tasi oppure Tari,
che la si chiami Imu oppure Iuc
è pur sempre questione di denari.

Nessun nome, se i soldi non ci sono,
per quanto nuovo, fantasioso e bello,
dovrebbe consentire a Letta prono
al fantasma del fu dittatorello,

di prender per il culo ogni italiano.
Se tira il filo non il decaduto,
ma la mano di quell’Angelo Alfano
al quale Giorgio dette il benvenuto,

per gli italian non cambia proprio niente.
Pur se le larghe intese si fan strette,
si può ben dir che Letta e il Presidente
erano e restano due marionette.

blog MicroMega, 3 dicembre 2013

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