Ballottaggio con sorpresa

I segnali di Renzi all’ex Cavaliere nascosti nell’Italicum.
(la Repubblica, 6 maggio 2015)
Senato, il governo è appeso a un filo.
(la Repubblica, 8 maggio 2015)
Si salvi chi può: Forza Italia al 4%.
(il Fatto Quotidiano, 12 maggio 2015)

Ballottaggio con sorpresa

Or che l’Italicum è in cassaforte
coi nani di sinistra strapazzati
si dà da fare l’uomo della sorte
per scansar del Senato gli attentati.

Senza il Senato delle autonomie
non è l’Italicum il toccasana
poiché solo il sommar due porcherie
al fanfaron toscano la via spiana.

I voti del Senato son preziosi
e il golden boy corteggia Berlusconi
perché compensi quanto i rivoltosi
gli negheranno nelle votazioni.

Ma c’è un’altra ragion per aiutare
quello ch’è ormai il fantasma del caimano:
fare sì che riesca a trasformare
Forza Italia in un team repubblicano.

Fra cerchio magico, Verdini e Fitto
di Forza Italia non rimane niente,
men del dieci per cento e Renzi è fritto
se Silvio non sarà il miglior perdente

nel caso si proceda al ballottaggio.
Una cosa è lottar col Cavaliere
quasi ridotto all’accattonaggio
con le distrutte e vagolanti schiere

ad ogni inciucio sempre ben disposte
in cambio di brandelli di ingiustizia,
di qualche forte sconto sulle imposte
o di qualche cadeau sull’edilizia.

Altra cosa è affrontare il ballottaggio
con un nemico vero come Grillo,
i cinque stelle pronti all’arrembaggio
e un verdetto final niente tranquillo.

Poiché a tutto ha pensato il fanfarone
nello studiar la legge elettorale
nonché lo stupro della Costituzione,
meno che a un ballottaggio nel finale

con chi senza conflitti d’interessi,
senza gli scheletri dentro l’armadio,
senza gli scandali dei mille amplessi,
senza televisioni e senza radio,

senza amici mafiosi e delinquenti
possa dare battaglia in campo aperto.
Arruolando i delusi, gli scontenti,
tutti i precari dal futuro incerto,

i giovani idealisti, gli astenuti,
i pensionati senza più pensioni,
tutti coloro che Matteo ha fottuti.
Sicuro che sian men dei creduloni?

“Caro Matteo, la legge elettorale
che con la Boschi avete messa al mondo
ti fa dormir tranquillo sul guanciale
sol se il caimano arriverà secondo.

Devi perciò pregar tutte le sere
sia la Madonna che il Bambin Gesù
che il Signor ti conservi il Cavaliere,
il cerchio magico, Toti e Dudù”.

blog MicroMega, 13 maggio 2015

Un caudillo alla ribollita

La Consulta risuscita il proporzionale.
(il Fatto Quotidiano, 14 gennaio 2014)
Renzi costretto a trattare ancora con Letta e Colle.
(ibidem)
Renzi: “Falliti, vado da Silvio”.
(il Fatto Quotidiano, 17 gennaio 2014)
I ricatti di Forza Italicum.
(il Fatto Quotidiano, 28 aprile 2015)
La quinta volta di Nazarbaev eletto col 97,7%.
(la Repubblica, 28 aprile 2015)
Renzi impone la fiducia come Scelba e Mussolini.
(il Fatto Quotidiano, 29 aprile 2015)

Un caudillo alla ribollita

Col Porcellum bocciato alla Consulta
quando al governo c’era ancora Letta
Renzi, lanciato da una catapulta,
al Quirinal piombò con la ricetta

per una nuova legge elettorale.
“Maestà Napolitano, quell’Enrico
ci sta portando dritti al funerale
se non facciamo in fretta quel che dico:

la nuova legge la preparo io
con l’aiuto di Silvio e di Verdini”:
Giorgio rispose con un balbettio:
“Fa quel che vuoi con tutti i tuoi lecchini,

ma risolvimi in fretta questa rogna.
Promisi la riforma alla Nazione
che aspetta che la porti una cicogna,
ma Enrico sta facendo il lumacone”.

Il bulletto partì seduta stante
cacciando Letta da Palazzo Chigi,
rinvigorì il caimano agonizzante
e cominciò la serie dei prodigi.

Una riforma al mese innanzitutto,
il salvataggio dell’economia,
di Monna Boschi il fulgido debutto,
la Ue condotta sulla retta via,

l’abolizione del vecchio Senato
che diventò assemblea condominiale
nonché il prodigio da tutti aspettato:
l’Italicum, la legge elettorale.

Stordito dal cianciar, l’italo gregge
con la nota passion per l’uomo forte,
non capisce che con la nuova legge
e del vecchio Senato con la morte

giunge le fine della democrazia.
Grazie ai trucchetti del toscan macaco
e delle minoranze alla follia,
Nazarbaév, il dittator kazako,

al confronto di Renzi è un dilettante:
governa infatti con il novantotto
per cento del suo popolo votante,
mentre in Italia il tosco giovanotto

governerà col trenta ed anche meno.
Almeno fino a quando la Consulta
non boccerà questo sistema osceno
che la Costituzion purtroppo insulta.

Ma Renzi ben di più vorrebbe avere:
col sette e trenta che, già pronto, piove
su chi ha delle tasse il dispiacere,
il parolaio ha fatto le sue prove

per ottenere l’ùnanimità
per sé e per i fedeli del partito.
Quando presto l’Italia voterà,
ancora un passo ed ecco il plebiscito,

con il cento per cento dei votanti
che il bullo avrà con l’ultima trovata:
la scheda elettorale a tutti quanti
arriverà…per Renzi già votata.

blog MicroMega, 2 maggio 2015

Compagni di tregende

Via libera al nuovo Senato. Bersani: “E’ l’ultimo sì se non cambia l’Italicum”.
(la Repubblica, 11 marzo 2015)
Minoranza Pd. Obbedite sempre e comunque al capo di turno.
(il Fatto Quotidiano, 11 marzo 2015)
Gli oppositori di domani dicono ancora “Sì”.
(ibidem)
Bindi: “Soffro troppo, spero che Matteo cambi”.
(ibidem)

Compagni di tregende

Il Pd, tutto dedito al potere,
dall’elettore vuole solo il voto
essendone il toscano timoniere
un superego che lo tiene in moto.

Nato come una somma di valori
che la Costituzion riuscì a mediare,
ciò che purtroppo ne è venuto fuori
è un mostriciattolo pieno di tare.

I valor democratici cristiani,
che erano i resti di vecchie virtù
che distinguon le bestie dagli umani,
ovunque cerchi, non li trovi più.

Ci sono le promesse di un cialtrone
che piaccion tanto al popolo babbeo
sempre pronto a salir sul carrozzone
di un Silvio, di un Benito, di un Matteo.

I valor del partito comunista
in fretta sono stati cancellati
da una classe politica sprovvista
della saggezza dei propri antenati,

lasciando in vita gli interessi insani
di chi difende con accanimento
sol le poltrone per i deretani
della cariatidi in disfacimento.

Questa sinistra mostra dei brandelli
di difensori dei vecchi valori,
fiochi, divisi, proni, miserelli,
irresoluti e pieni di timori.

Capiscon che va tutto alla malora
col fanfarone a caccia del potere,
ma nessuno ha trovato fino ad ora
il coraggio di dargli un dispiacere.

Il fatto è che se pur sembrano tanti
ognuno guarda solo il suo ombelico,
chi è fermo, chi va indietro, chi va avanti,
chi pensa ancora d’esser bolscevico.

Speranza, Cuperlo, Bindi, Civati,
Fassina Stefano, Boccia e Bersani
sembrano proprio una banda di sfigati,
son senza Biancaneve i sette nani.

Chi dice: “Me ne vado!” e è sempre lì,
chi dice che la ditta non la lascia,
chi dice: “Dico no!”, poi dice “Sì!”,
chi dice che sta per morir d’ambascia.

Con la Costituzione ormai in rovina,
con il Senato fatto condominio
e con l’Italicum che si avvicina,
per la democrazia vero abominio,

i nostri dilettanti allo sbaraglio
un ultimatum danno ogni momento:
“Voto a favore, pure se è uno sbaglio,
ma per l’ultima volta, Renzi, attento!”

Per il Jobs Act l’avevano già detto,
l’han detto al primo voto sul Senato,
poi per l’Italicum l’hanno ridetto
e sul Senato l’hanno riaffermato.

Son servitor della peggiore risma
che obbediscono al Capo in quanto tale,
grigi politici senza carisma
d’intelligenza meno che normale,

considerato che non han capito
che Matteo Renzi non li salverà
ed ha già pronto il loro benservito:
non fra troppo casin non servirà.

Passeranno alla storia sol perché
hanno tradito la Costituzione,
come le pecore facendo bèe,
mentre va il socialismo in estinzione.

blog MicroMega, 14 marzo 2015

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