Prima gli europei!

“Prima gli europei!”

Con Renzi, Draghi e Sergio Mattarella
alla fine il sistema si ribella
e azzera Conte coi suoi giallo rosa.
Ritorna la melassa appiccicosa

che prigionier ci fa della finanza:
arriveranno soldi in abbondanza
e la loro gestion tocca ai padroni.
Il presidente non ha esitazioni:

“L’alto profilo d’un governo Draghi,
il miglior fra i migliori nostri maghi,
richiede una policroma ammucchiata!”
Nessuno fa domande, nessun fiata.

Draghi spiega: “Governo europeista,
deve saperlo chi si mette in lista”.
Il più svelto è Salvini, il poltronaro;
“L’Europa? È sempre stata il nostro faro!”

Chi con la Ue è sempre sceso in guerra
le frasi storiche lesto sotterra.
“Nell’Unione europea viver crediamo
ma in un gulag sovietico noi stiamo!”

“A Bruxelles sono peggio dei fascisti,
una banda di sordidi affaristi!”
diventano “Noi siamo per la Ue!
Migliore soluzion certo non c’è!”

“Come confini abbiam quelli europei.
A Karola i migranti, faccia lei!”
Non più selfie col cibo dall’Italia,
sol quello dall’Europa ormai lo ammalia.

I wurstel, non la cima col ripien.
Non la pastiera ma la tarte tatin.
Non più la pizza margherita in teglia,
adesso preferisce la paella.

Non più le sette salse col bollito,
ma una porzion di bacalhau frito.
All’improvviso, in un battibalen
Orban addio! Saluti alla Le Pen!

Ben vengan la Boldrini e la Rackete.
Addio alla bella spiaggia del Papeete,
or gelide e spettral spiagge fiamminghe.
No infradito ma sneakers con le stringhe.

Saluti alle baldracche leopardate,
or solo nordiche ben più arrapate.
I passi di Salvini son perfetti
ma c’è un problema e ha il nome di Giorgetti.

È lui che fa politica europea,
è lui che sa infiammare la platea
di padroncini e di partite Iva,
è grazie a lui se tanta grana arriva.

Un Salvini europeo non serve a nulla,
val sol se con la ruspa si trastulla.
Se la ruspa non serve addio Salvini!
Val come l’ultimo dei meneghini.

15 febbraio 2021

Zingaretti, l’eroe dei due mondi

Zingaretti dai dem Usa. “Clinton verrà in Italia a darci una mano”.
(la Repubblica, 13 novembre 2019)
Bologna, Salvini non fa il pieno. “Tutta colpa degli squadristi rossi”.
(la Repubblica, 15 novembre 2019)
Una super commissaria per far partire il Mose.
(ibidem)
Il conclave dei 60 riuniti da Conte non frena le liti sulla manovra.
(ibidem)
Dietrofront di Mittal.” Ilva chiude a gennaio”.
(ibidem)

Zingaretti, l’eroe dei due mondi

Mentre l’Arcelor Mittal
fa dell’Ilva il funeral,
mentre, ahimè, Venezia affonda
poiché grande si fa l’onda

spinta da una forte bora
ed il Mose non c’è ancora,
mentre il capo del governo
vive il quotidiano inferno

di alleati non più tali
che si affrontan coi pugnali
e la legge di bilancio
ogni dì riceve un gancio,

mentre Renzi, il fanfarone
sempre a caccia di attenzione,
gioca a fare il superego
e al Pd dice: “Ti frego!”,

mentre par Gigi Di Maio,
prigioniero nel vespaio
del grillino Movimento,
una foglia secca al vento,

mentre l’orrido leghista
a Bologna scende in pista
con i picchiatori neri
per aver pieni poteri,

stelle e strisce sulla blusa,
Zingaretti vola in Usa
per la ritual leccata:
“Vogliam venga rinforzata

questa atlantica Alleanza
per nutrire la speranza
di un domani assai migliore!”
dice con la man sul cuore.

Un abbraccio alla Pelosi
leader dem fra i più impetuosi,
patriottico festino
con il popolo piddino

di New York ma non soltanto
grazie a Skype che spande il canto:
“Tutti insiem siamo il pilastro
che ci eviterà il disastro

di una destra ch’è sol odio!”
Zinga biascica dal podio
mentre scorda che negli Usa
questa storia si è conclusa

della destra col trionfo:
altroché pilastro, un tonfo!
Ma l’incontro più importante
è con Clinton, il garante

di una rapida riscossa,
giammai con bandiera rossa
ma col falso socialismo
che portò gli Usa al trumpismo

e sua moglie alla batosta.
Bill gli narra della tosta
e in politica un’esperta,
la Lewinsky a bocca aperta…

e lo Zinga, un po’ arrapato,
di Salvini si è scordato,
del caiman, dei fasci neri.
Del domani meglio l’ieri!

blog MicroMega, 15 novembre 2019

Quartetto in Sì minore

Una “puttanata” di riforma identica a quella di B.
(il Fatto Quotidiano, 29 maggio 2016)

Quartetto in Sì minore

Dieci anni son passati
e noi non ci siam scordati
quei famosi quattro saggi
che fra lazzi e beveraggi

han tentato di cambiare
o, per meglio dir, stuprare,
quel fior di Costituzione
che fa bella la Nazione.

Ecco i nom di quei mariuoli:
con D’Onofrio, Calderoli
con Pastore Andrea, Nania,
una bella compagnia.

Lorenzago nel Cadore
fu il paese ispiratore
di quei saggi improvvisati,
in realtà quattro sfigati

che in tre giorni di lavoro
reso lieto col ristoro
di bottiglie beverine,
di braciole e di costine

arrostite sulla griglia,
in festosa gozzoviglia,
han prodotto la cazzata
che riforma hanno chiamata

e che il popolo bocciò
seppellendo i Sì di No.
Dieci anni e ci risiamo:
c’è un quartetto tristo e gramo

che la Carta vuol stuprare
e l’Italia rovinare.
Uno è il vecchio presidente
staliniano assai fervente

che, fascista da piccino,
visse all’ombra del Kremlino
e ancor sogna i carri armati
contro Budapest schierati.

Parla di stabilità
ma ciò che vuol in realtà,
con l’invito a votar Sì,
è che venga presto il dì

con un uom solo al comando.
Anche Renzi sta brigando
per lo stesso risultato.
Per lo men da quando è nato

è alla caccia del potere:
sarà il Grande Timoniere,
come Mao fu per la Cina,
grazie al Sì che si avvicina.

Terza a fare i tempi foschi
c’è Maria Elena Boschi,
già Madonna nel presepe,
già cronista tutta pepe

dell’amata Fiorentina
su una radio cittadina,
già avvocata praticante,
or ministra e in un istante

di riforme molto esperta.
Matteo Renzi l’ha scoperta
nel caveau di Banca Etruria
e ne ha fatta la goduria

dei maschietti che, arrapati,
se ne sono innamorati.
Quarto eroe del bel quartetto,
buon amico del ducetto,

noto in ogni tribunale
dell’italico stivale,
è Verdini, il macellaio
dal futuro lieto e gaio:

da eventual bancarottiere
alla soglia del potere,
da indagato corruttore
a d’Italia salvatore,

da possibil delinquente
a Papà costituente.
Per il Sì corre il quartetto.
L’italiano fu perfetto

col suo No dieci anni fa.
In nom della libertà
ribadiamo il No di allora.
Dopo il buio vien l’aurora!

blog MicroMega, 2 giugno 2016

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