Macelli d’Italia

Altro che civili, a vincere è l’unione con Verdini.
(il Fatto Quotidiano, 26 febbraio 2016)
Massimo Villone. “Certo, Verdini è entrato in maggioranza”.
(il Fatto Quotidiano, 27 febbraio 2016)
Verdini salva ancora il Pd: Sos per il numero legale.
(il Fatto Quotidiano, 3 marzo 2016)
La mossa di Verdini. “Sì a Sala e Giachetti anche alle primarie”. Bersani: “Non avevo dubbi”.
Anche D’Alema attacca.
(la Repubblica, 3 marzo 2016)

Macelli d’Italia

Del Pd la minoranza
critica con ripugnanza
il sostegno di Verdini
e diciotto suoi omarini

alla legge Cirinnà.
Fioco è il timido altolà:
“Riteniamo un grosso guaio
che il toscano macellaio

entri nella maggioranza
e ci batteremo a oltranza
per cacciar questa congrega”.
Per salvare la cadrega,

questo è chiaro come il sole,
lo fan sol con le parole
come vecchi brontoloni,
giammai cuori di leoni.

Ma dov’è la novità?
Nacque ben vent’anni fa
la liaison Denis-Matteo
che oggi giunge all’apogeo.

Era un dì papà Tiziano,
oltre che democristiano,
di giornal distributore
e Verdini era editore

di tre quotidian locali.
Diventarono sodali
ed il tosco macellaio
s’invaghì del parolaio

figlio di tanto papà
che fin da quei tempi là
arringava i creduloni
del suo ego a cavalcioni.

Grande amor fu a prima vista
fra il ciarlone ed il forzista
che da allora fan le prove
di un inciucio in ogni dove.

Quando Silvio andò a Firenze,
guarda tu le coincidenze,
Denis glielo presentò
e il caiman s’innamorò.

Per far sindaco Matteo
lo votarono in corteo
i forzisti alle primarie
mentre furon leggendarie

la manovre a suo favore
perché fosse il vincitore:
Galli come antagonista
fu una scelta da umorista,

più che un sindaco un portiere
ed inoltre il Cavaliere
non gli dette alcun aiuto,
da Verdini reso muto.

Poi la Rosa Tricolore
con Verdini promotore,
con un tal Volpe Pasini,
dei sistemi birichini

per far vincere la destra:
per far ciò la via maestra
è aver Silvio come chioccia
ma Matteo come capoccia.

Tutto scritto, chiaro e tondo,
nell’opuscoletto immondo
il qual fra i destri macelli
sceglie il Pian che fu di Gelli.

Ed infine il Nazareno,
il famoso patto osceno
sulla legge elettorale,
del Senato il funerale,

la Giustizia in prescrizione,
l’alt alla Costituzione,
del qual Denis fu coautore
col caimano, il mentitore,

con Re Giorgio e con la Boschi.
Un doman dai giorni foschi
già si vede in dirittura,
il suo nome è dittatura.

“Minoranza del Pd,
permettete, giunti qui,
di trattarvi da codardi.
Affancul!, senza riguardi”.

blog MicroMega, 3 marzo 2016

La fatwa di Matteo

Ehi Matteo, scritto così può andare?
(il Fatto Quotidiano, 17 dicembre 2015)

La fatwa di Matteo

Matteo Renzi si lamenta
per la stampa che tormenta
il suo ego smisurato.
“Dei giornal mi han criticato

raccontando le mie gesta
in maniera disonesta.
Tolta, forse, l’Unità,
narran le mie qualità

come fossero dei vizi!
Basta con i pregiudizi
degli ignobili cronisti!
Fatwa contro i giornalisti!”

Ecco qui il giornal che sogna,
non il ver ma la menzogna,
non renzate ma successi.
“Del conflitto di interessi

nel governo non c’è traccia:
papà Boschi non va a caccia
di cadreghe e di prebende
grazie alle manovre orrende

della figlia Maria Etruria.
Sol pensarlo è già un’ingiuria!”
“Dal Jobs Act gran risultati:
niente più disoccupati

e lavoro ormai per tutti.
Questi son gli ottimi frutti
d’aver fatto far fagotto
all’articolo diciotto!

Timor di licenziamenti?
Questo è un dubbio da dementi”.
“Evasion non allarmante
con la soglia del contante

al valor d’euro tremila:
sarà più ricca la fila
di chi va al supermercato.
Il consumo va aiutato!”

“L’Imu che tolse il caimano
fu un errore ben marchiano,
una mossa assai maldestra
di politica di destra.

Or ch’è Renzi che amministra
toglier l’Imu è di sinistra”.
“Nessun taglio è stato fatto,
ma per la salute un patto

fra lo Stato e le Regioni
e quei gufi mascalzoni
che cianciando van di tagli
son da forca dei pendagli

cui va tolta la parola”.
“La riforma della scuola
fu una mossa eccezionale.
Quelli che l’han presa male

certo non l’hanno capita,
per i prof è troppo ardita!”
“Pur se non li fa vedere
gli scontrin del timoniere

son del tutto trasparenti.
Dubitarlo è da insolenti!”
“Il successo dell’Expo
ha portato in quel di Rho

milion di visitatori,
per i gufi son dolori”.
“Non è ver che il fiorentino
cacciò il sindaco Marino

con manovra di Palazzo!”
Superato lo sghignazzo,
che dir di queste notizie
che per Renzi son delizie,

mentre invece son menzogne,
come dir che le cicogne
fanno nascere i bambini?
Cosa dire dei lecchini

che le leggono con gioia,
senza dire: “Mondo boia,
quante palle abbiamo letto?”
Grazie al nostro bel soggetto

presto alla tivù vedremo
gente che osanna il Supremo
invocando Duce! Duce!
Come un tempo nei film luce

blog MicroMega, 23 dicembre 2015

Slogancrazia

Tra rivoluzione e palle in buca, un premier innamorato degli spot.
(il Fatto Quotidiano, 22 luglio 2014)

Slogancrazia

Mentre le cose vanno sempre peggio
ed i problemi restano insoluti,
va di moda l’ignobile cazzeggio
di Renzi gran campion dei linguacciuti.

Nessun che esploda: “Non diciam cazzate!”
Nessun che si lamenti dei bla bla.
Nessun che chieda: “Ma di che parlate?”
Su tutti i media da un annetto in qua:

“La svolta buona. La Nazion riparte.
Le riforme non possono aspettare.
Dobbiamo andare a veder le carte.
E’ un sogno. Non lasciar, ma raddoppiare.

Ormai siamo arrivati in dirittura.
Dell’Erasmus siam la generazione.
Or tocca a noi guidare la vettura.
E’ del popolo la Costituzione.

Della Ue sarem il locomotore.
Portar caldo. Sblocchiamo la tastiera.
Meucci fu incredibile inventore.
L’Europa torni ad essere frontiera.

Qunidici giorni ancora e poi si chiude.
Infin smettiamo di piangerci addosso.
Davvero cambierem! No alla palude!
So che del collo io mi gioco l’osso.

Siamo ad un bivio. Lavoriamo sodo.
Ci hanno concesso un’opportunità.
Lotterò su ogni palla, è il solo modo.
Nella politica c’è dignità.

Sia per i figli che per i nipoti.
A tutti i frenator piaccia o non piaccia.
Nessun rinvio. Qui s’impon chi ha i voti!
Far bassi i toni. Metto la mia faccia.

Il girotondo lascia sempre lì.
Sarà rivoluzion copernicana.
L’ultima spiaggia. Nessun piano B.
Riforme, decisiva settimana.

Regalare un sorriso è assai importante.
Siamo l’Italia, noi ce la faremo!
Riscoprirsi Telemaco è esaltante.
Niente scuse. Non tramo, ma non tremo!

Togliamo tutti i sassi dai binari.
Noi sarem più forti dei pagliacci!
Delle speranze siam destinatari.
Alt a burocrazia e scartafacci!

Qui c’è necessità di ripartire.
A casa il risultato porteremo.
Vedrete, il meglio deve ancor venire.
Noi tutti insieme ci divertiremo.

Non chiediamo un giudizio sul passato,
ma il futuro vogliamo cominciare.
Ogni alibi è stato eliminato.
Le ambizioni oramai dobbiamo alzare!

Dobbiam tornar sull’ìdeàlità.
Non siam qui per metter bandierine.
Insieme respiriamo identità.
A trentennal contrasti mettiam fine.

Col quarantun per cento non si dorme.
Su Google maps non siam solo un puntino!
Il Pin del cellular son le riforme.
Il treno rimettiam presto in cammino.

In tribuna nessun la palla butti.
Non follower, ma leader sia l’Italia.
Non cambiam tutto, ma cambiamo tutti!”
Con i suoi spot i creduloni ammalia

quel megalomane pieno di sé,
ch’è tutto slogan, giochi di parole,
“Ci penso io!”, “Fate fare a me!”,
laddove appare chiaro come il sole

che si tratta di un gran millantatore
il qual per il suo ego sembra pazzo.
“Tenetelo lontan! Fa il salvatore,
ma è un parolaio che non salva un cazzo”.

Nota. La poesia è stata ispirata dall’articolo de il Fatto Quotidiano del 22 luglio 2014
“Tra rivoluzione e palle in buca, un premier innamorato degli spot”
di Daniela Ranieri che qui si ringrazia

blog Micromega, 23 luglio 2014

Top