Con De Luca il Sì manduca

“Della Costituzione me ne fotto. Qua arriverà un fiume di soldi”. Clientelismo per il Sì. Il resoconto del “Fatto” di una riunione a porte chiuse del governatore della Campania. “Il premier ci ha dato milioni di euro”.
(il Fatto Quotidiano, 18 novembre 2016)
“Portate la gente al voto”. Sulle frasi dello “sceriffo” aperti due fascicoli.
(la Repubblica, 24 novembre 2016)
Se l’impresentabile ora è indifendibile.
(ibidem)
I proniviri.
(il Fatto Quotidiano, 27 novembre 2016)

Con De Luca il Sì manduca

Par che il codice Pd
reciti più o men così:
“Chi fa parte del partito,
uomo, donna o ermafrodito,

agirà con onestà,
equilibrio e sobrietà.
Non trarrà alcun privilegio,
evitando il sacrilegio

di gestioni clientelari,
scambi e disonesti affari.
Non praticherà pressioni
e farà sol buone azioni”.

Ma le norme son di gomma,
questo articolo e il suo comma
spesso son dimenticati
dai piddini indaffarati,

mentre dormon come ghiri
del partito i probiviri.
Fino a che Enzo De Luca
da salernitan granduca

diventò governatore
e di Renzi grande amore.
Or che il referendum preme
e la gang toscana teme

che il Sì al voto faccia pena,
al Ramada si scatena
lo sceriffo, in modi urbani,
con i sindaci campani:

“Se vogliam che il Sì si avveri
dobbiam fare come Alfieri,
campion di clientelismo
e modello di affarismo.

Un’occhiata già ci svela
come attiri la clientela,
molto ben organizzata,
razional, selezionata

con astuta propaganda
fatta come Dio comanda.
“Franco, fa che cazzo vuoi,
ma dei cittadini tuoi

la metà porta a votare
o per un fritto di mare
od in barca o su uno yacht.
Basta che ne porti un tot,

il tuo tot è quattromila,
mezza Agropoli che sfila
coi vessilli ed in corteo
va a votare il Sì a Matteo”.

Poiché è chiaro, cari amici,
che Matteo ci fa felici
con un fiume di quattrini
Siamo stati dei tapini

per la destra e la sinistra
e sol ora si registra
questa pioggia di denari
grazie a Renzi e ai suoi compari.

Milion d’euro per Bagnoli,
altri per sanare i suoli
dell’infam Terra dei Fuochi,
altri ancora, e non son pochi,

vanno a Napoli città.
Basta chiedere e lui dà:
per Caserta ed Ercolano,
per Pompei e agro campano.

Di quattrini siamo a caccia:
che vi piaccia o non vi piaccia
Renzi con il suo codazzo
a me non importa un cazzo!

La Costituzion votiamo
ed in cambio soldi abbiamo,
è sol questo che ci importa.
Su, correte porta a porta,

senza mai pensare ad altro
che non sia il modo più scaltro
atto a far vincere il Sì
perché i soldi arrivin qui.

Al lavoro, zitti e buoni,
senza tante discussioni!
Ed i numeri spedite
dei Sì che mi garantite”.

Questa è la version campana
di un’Italia un po’ puttana,
come Renzi l’ha ridotta.
La Costituzion? Si fotta.

blog MicroMega, 30 novembre 2016

A buon intenditor

L’appello di Mattarella su tasse e occupazione. “Evasione inaccettabile”.
(la Repubblica, 2 gennaio 2016)
Il saluto al 2015. Lavoro, evasione, ambiente e Carta: i renziani lodano le parole del Capo dello Stato.
E fanno finta di non sentire che racconta un altro Paese.
(il Fatto Quotidiano, 2 gennaio 2016)
“Ma che tristezza il Presidente in tinello”.
(ibidem)
Evasione. L’allarme del Quirinale e le scelte del governo in materia fiscale.
Dallo scudo ai contanti, la finta lotta di Matteo.
(ibidem)

A buon intenditor

In letargo come un ghiro
che d’inverno non va in giro
se ne stava Mattarella
col pigiama di flanella

a dormire nel suo letto,
con il birichin progetto
di svegliarsi a primavera
quando vien la capinera.

Ad un tratto uno scossone:
“Presidente, in trasmissione!
E’ il trentuno, non si infuri,
ma il messaggio degli auguri

deve far, pur s’è un pivello”.
Sergio corre nel tinello
sulla sua verde poltrona,
l’Inno nazional risuona.

Gli vien voglia di frignare,
ma è il momento di parlare.
Dire bene del ducetto
che, volere o no, lo ha eletto?

Impossibile da farsi,
visti i risultati scarsi
di un governo insufficiente.
Criticarlo duramente?

Anche questo non sta bene.
L’uom che vien dal pleistocene
per parlar due volte al mese
parla, ma in politichese.

Senza lodi né rimbrotti,
un dei tanti pistolotti
pieni di banalità
e di misere ovvietà

che fan tutti i presidenti
il trentun, dopo le venti.
Ma col suo parlar felpato,
da democristiano nato,

qualche critica vien fuori:
“Fregan troppo gli evasori,
centoventidue miliardi!
Se pagassero i bastardi,

scenderebbero le tasse
diventando ben più basse
ed aumenterebbe il Pil…”
Che a chi evade non sia ostil,

anzi lo aiuti il ducetto,
questo Sergio non lo ha detto.
“Troppi ancor senza lavoro
sono i giovani, un disdoro

che ci fa i peggiori, ahimè,
fra i più grandi della Ue…”
Non ha aggiunto il Presidente
che il Jobs act non serve a niente

per i giovani meschini
che ancor fanno i nipotini…
“Senza un Mezzogiorno sano
non andrem molto lontano…”

Non ha detto Mattarella
che sul Sud Matteo il brighella
sol coi piani si trastulla,
senza combinare nulla.

Alla fin della concione
tutta quanta la Nazione
loda il saggio Presidente,
senza aver capito niente.

Non ha infatti detto chiaro
che abbiam un peracottaro
che purtroppo ci governa.
Fuori c’è la galaverna

ed il Capo dello Stato
nel suo letto è ritornato,
fra le braccia di Morfeo.
“Quante ne ho dette a Matteo!”

blog MicroMega, 4 gennaio 2016

Un governo a lunghe attese

“Iva e Imu, servono 8 miliardi. Volete una maxi manovra?”
Saccomanni ai partiti: non ci sono risorse per i tagli alle tasse.
(il Fatto Quotidiano, 14 giugno 2013)
Iva congelata per tre o sei mesi. Nasce un asse tra Pd e Pdl. “Basta diktat del Tesoro”.
(la Repubblica, 15 giugno 2013)
Iva e Imu, Brunetta tenta di sfiancare Letta e Saccomanni.
(il Fatto Quotidiano, 15 giugno 2013)
Le fatiche inutili nel “solarium” di Montecitorio.
Le decisioni si prendono altrove e le leggi, senza soldi, non riescono a arrivare in aula.
(il Fatto Quotidiano, 16 giugno 2013)
Lavoro, “Fornero” più leggera e sconti fiscali a chi assume. Pacchetto del fare al via, resta il nodo Iva.
(la Repubblica, 17 giugno 2013)
Nostalgia democristiana.
(ibidem)
Il “decreto del fare” per ora farà pochino.
(il Fatto Quotidiano, 17 giugno 2013)

Un governo a lunghe attese

Il governo Letta-Alfano,
sponsor Re Napolitano,
sembra più che a larghe intese
un governo a lunghe attese.

Con in mano il cacciavite
Letta, elettricista mite
che rosario e croce sposa,
finge di avvitar qualcosa,

ma in realtà fa solo il gesto
e non mette nulla in sesto.
Con il suo felpato stile
sembra un vecchio baciapile Continua a leggere

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