Leopolda all’amatriciana

Non ha soldi, ma ha gli “angeli”. Ecco la Leopolda dell’era Lotti.
La kermesse renziana, a caccia di fondi, approfitta dell’anniversario dell’alluvione di Firenze.
(il Fatto Quotidiano, 27 ottobre 2016)
Renzi rilancia la Leopolda. Ma stavolta c’è lo spettro della sconfitta.
Cena con amatriciana per “parlare” all’Italia terremotata.
(la Repubblica, 5 novembre 2016)
Renzi: alt ai governicchi. E la Leopolda si scatena: “Fuori la minoranza Pd”.
(la Repubblica, 7 novembre 2016)

Leopolda all’amatriciana

Medjugorje del renzismo,
ben oliato meccanismo
per promuovere il brighella
che sta sempre in passerella,

da Nardella comperata,
ma dai fiorentin pagata
con ben sette milion d’euro,
uno sperpero da neuro,

un’azione manigolda,
è tornata la Leopolda
con la settima edizione
dello show del fanfarone.

Prima ancora dell’inizio
Renzi ha fatto il suo comizio
con chi dopo l’alluvione
spalò fango a profusione

giusto cinquant’anni fa.
Poi spaghetti in quantità
con il sugo di Amatrice
per il popolo infelice

vittima del terremoto.
Per accaparrarsi il voto
per la sua riforma orrenda
ogni italica tregenda

va sfruttata e il bell’arnese
chiama a sé perfino Agnese
che col dito toccò il ciel
grazie a Obama ed a Michelle.

La Leopolda è in movimento,
corre con le vele al vento.
Slogan: “E adesso il futuro”,
invenzione del figuro

dalla grande fantasia.
Celestial scenografia
con il cielo sullo sfondo,
di un azzurro fin del mondo

e sul palco una lavagna.
Poi la solita montagna
di ampollose citazioni
buone per i creduloni,

Roosevelt, Kennedy, Mandela
in babelica miscela.
Gli Young the Giant con il rock
ai presenti dan lo shock

mentre Agnese e Maria Etruria
si sorridon, che goduria!
Circa mille poliziotti,
caschi, scudi e candelotti,

stanno fuori della porta.
“E’ la gente la mia scorta!”
disse un giorno il coraggioso
nel mentire ben famoso.

A parlar c’è bella gente:
le neomamme, astutamente,
chi dà aiuto agli immigrati,
un po’ di terremotati,

Farinetti e Cucinelli,
mancan sol Verdini e Gelli.
Gran final per il cialtrone,
a ogni frase un’ovazione.

Ce l’ha con la minoranza,
di sfigati un’adunanza
che di giorno lancia sfide
e di notte si divide.

“Basta con i governicchi,
i governi tecnicicchi!
Stop a chi, sbagliando tutto,
ha il Pd quasi distrutto!

Questo è un derby, sfida a oltranza
fra il cinismo e la speranza,
fra la nostalgia e il domani,
fra D’Alema e i miei scherani,

fra la rabbia e la proposta,
fra l’acciuga e l’aragosta!
Basta coi sabotatori!”
S’alza un coro: “Fuori, fuori!”

Qui finisce la concione,
di renzate un’alluvione
come cinquant’anni fa.
Ed infatti eccoli qua,

tornan gli angeli del fango,
ma son scesi un po’ di rango:
non c’è fango da spalare,
questa è merda, a quanto pare.

blog MicroMega, 10 novembre 2016

Achtung, dorotei!

Tra “verifiche”, “vertici” e “pregiudiziali” la Prima Repubblica cala sui quarantenni.
(la Repubblica, 8 gennaio 2014)
Matteo a testa bassa contro Palazzo Chigi: “Basta figuracce, siamo i loro badanti”.
(la Repubblica, 9 gennaio 2914)
Il caso De Girolamo accelera il rimpasto. Letta: “Si decide tutto dopo giovedì”.
Spunta l’ipotesi di una crisi pilotata.
(la Repubblica, 13 gennaio 2014)
Dal rottamatore al doroteo.
(il Fatto Quotidiano, 14 gennaio 2014)
Il segretario Pd attacca il governo: “In questi mesi ha fatto poco”.
(la Repubblica, 15 gennaio 2014)
Napolitano al premier: Rimpasto? Quello caccia tutti.
(il Fatto Quotidiano, 16 gennaio 2014)
Renzi-Letta, duello senza fine.
(la Repubblica, 17 gennaio 2014)
Renzi: “Falliti, vado da Silvio”.
(il Fatto Quotidiano, 17 gennaio 2014)

Achtung, dorotei!

Questo governo ormai vaga in mutande,
coi tempi che si allungano ogni giorno,
fra chiacchiere superflue e miserande
col vuoto in mezzo e tanto nulla intorno.

Gli incontri fra chi conta non si fanno,
si mandano messaggi trasversali
e i quarantenni sembrano un malanno
come i loro antenati, tali e quali.

I vecchi riti sono ancora qui,
è solo il loro nome che è cambiato:
il patto Renzi-Letta-Ncd
è la verifica del tempo andato,

oggi detta contratto di governo,
di coalizione o accordo alla tedesca.
Mentre si approssima l’orrore eterno
che era il rimpasto, una specie d’esca

per fare sì che il popolino abbocchi
e creda che due o tre ministri nuovi
faccian d’un fesso un premier coi fiocchi
che dei problemi le soluzioni trovi.

Il governicchio dalle larghe intese,
ormai ridotto a un Quattronani-Letta,
non cambierà fin quando il vecchio arnese
di far dal Colle la badante smetta.

Anche Renzi si è detto la badante
di un premier che val come il due di coppe,
anche se fa la voce roboante.
Ma due badanti sono proprio troppe.

La vecchia lo vorrebbe congelato
fino alla fine del semestre Ue,
alla stabilità sol dedicato,
in attesa non si sa ben di che.

Mentre la giovane, piena di ardore,
vorrebbe sol fregargli la poltrona,
senza dare nell’occhio, con l’amore
della badante che ti si affeziona.

“Questo governo ha fatto proprio poco!”,
sussurra Renzi col ditino alzato
e “Quello del rimpasto è un vecchio gioco
al quale mai mi sono appassionato.

Tocca a Letta decidere il da farsi,
se vuole migliorare il suo governo
sostituendo dei ministeri scarsi…”.
Il tutto con un sorrisin di scherno.

Il già rottamator Renzi Matteo,
vero erede di stirpe democrista,
obliquo, trasversale, doroteo,
sorridendo dissimula, depista.

Una battuta,un tweet, una frasetta,
un silenzio eloquente ed un sorriso
fanno capir che per Enrico Letta
traballa la poltrona dove è assiso.

Non è fantapolitica pensare
che, oltre ad un rimpasto dei ministri,
anche Letta si possa rottamare
qualora un calcio in cul gli somministri

col suo piede regal Napolitano,
nominando premier Renzi Matteo.
Chissà che il comunista oggi sovrano
a un tratto non diventi doroteo.

blog MicroMega, 20 gennaio 2014

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