Un uomo solo al comando

Craxi e il format dell’uomo solo al comando.
(il Fatto Quotidiano, 29 marzo 2015)

Un uomo solo al comando

C’era una volta un grande cinghialone
con superego quasi sovrumano,
lo stesso che possiede un fanfarone
che quarant’anni fa nacque a Rignano.

Era allora il Partito socialista
distrutto dalla lotta fra correnti,
con miniboss l’un contro l’altro in pista
e militanti servi e ininfluenti,

con la struttura chiusa e polverosa
e con a capo De Martino, il niente,
che sognò inciuci con la numerosa
armata di un Pci molto potente.

Parea lo Psi il partito di Bersani
pronto all’inciucio con il Cavaliere.
Comparve a un tratto in quegli anni lontani
Bettino Craxi quale timoniere

verso un futuro col Rinnovamento,
l’equivalente del tosco compare,
della politica nuovo portento,
che per cambiare vuole Rottamare.

Allora ballerine, cortigiani,
piramidi, fanfare, acclamazioni
ed oggi gigli magici toscani,
ministre in fiore, servi ed ovazioni.

Allora creduloni come adesso,
la presa del potere in poche ore,
in direzion Matteo, Craxi al congresso,
entrambi accolti come il Salvatore.

Con la sinistra sempre scontro interno,
allora come oggi in gemellaggio,
una sinistra all’assalto eterno
delle poltrone per il suo equipaggio.

Le stesse immagini di un bel partito
che mentre scende in campo sgomitando
vuole mostrarsi assai ringiovanito
al seguito di un sol uomo al comando.

Lo stesso sprezzo per il Parlamento
considerato losco frenatore,
lo stesso popolo che sal contento
sul carro del precario vincitore.

La stessa sudditanza dei giornali,
le stesse azion per il controllo Rai,
la stessa dedizione agli industriali,
lo stesso bla bla bla da parolai.

La stessa guerra fatta al sindacato
quando la scala mobile sparì
ed oggi col Jobs Act che ha eliminato
l’articolo diciotto lì per lì.

Per la destra la stessa deferenza
del Caf ai tempi del terzetto osceno
ed oggi con l’ignobile indecenza
del patto Renzi-Silvio al Nazareno.

La stessa guerra contro i magistrati
perché diventin sempre più impotenti,
col sogno che un bel dì sian processati
al posto dei sodali delinquenti.

Lo stesso orrore per i giornalisti,
i pochi che al poter pestano i calli,
che al giorno d’oggi in tempi molto tristi
son diventati i gufi e gli sciacalli.

Lo stesso sprezzo per gli intellettuali
che Craxi definì in altre stagioni
con grossolanità dei miei stivali
ed oggigiorno son professoroni.

Non sembra errato dir che il fiorentino
che tanti creduloni ha, ahimè, plagiati
sia l’erede diretto di Bettino,
il cinghialone che ci ha rovinati.

Agli italian non resta che sperare
che il campione dei tweet in internet
in un doman la fine possa fare
del malfattor fuggito ad Hammamet.

Nota. Questa poesia è stata ispirata dall’articolo di Antonio
Padellaro “Craxi e il format dell’uomo solo al comando
uscito sul Fatto Quotidiano del 29 marzo 2015

blog MicroMega, 7 aprile 2015

La parola al fuorilegge

E Grillo gli scrive il (finto) discorso di addio al Senato.
(il Fatto Quotidiano, 21 agosto 2013)

La parola al fuorilegge

Il ben noto delinquente,
dichiarandosi innocente
nonostante la condanna
di una Cassazion tiranna,

vuol restare senatore
per il razional timore
che un piemme buontempone
gli riservi la prigione.

Nell’estate burrascosa
si ricorda Mamma Rosa
che gli sussurrò una sera:
“Scendi in campo o vai in galera!”

Un consiglio previdente
che ha salvato il delinquente,
autor di mille reati,
dal finir fra i carcerati.

Ora è giunto quel momento:
se va fuor dal Parlamento
dei piemme è alla mercé,
nonostante Giorgio Re,

le sue firme ed il suo aiuto
mille volte ripetuto
con l’ostinazion del mulo.
Che far per salvarsi il culo?

Si ricorda di Bettino,
finì male il poverino
in esilio ad Hammamet,
ma l’idea piace all’umét:

un discorso al Parlamento
con l’indecoroso intento
di far d’un vil malfattore
un virtuoso accusatore.

Grazie a Grillo si dispone
della bozza del briccone.
“Cari miei parlamentari
(Dio sa quanto foste cari),

se mi trovo a voi davanti
è per dire a tutti quanti
“Affanculo!”, ma di cuore,
pur con stil non da signore

elegante e seducente.
Se io sono un delinquente,
voi, sodal, soci, lacché,
siete tali e quali a me.

La Sinistra in primis guardo
che portò dritti al traguardo
il fiscal scudo e l’indulto,
per i quali ancora esulto.

Ora mi lasciate solo,
a partir da quel mariuolo
del nipote Letta che
invitò a votare me

e non Grillo e i suoi picciotti.
Come consigliò Andreotti
e l’esimio Professore
(è volubile il signore…).

Se di colpe sono reo
grazie a un falso galateo,
per avermi dato aiuto,
favorito e ben pasciuto

pur sapendo chi son io,
pur voi siete rei, perdio!
Il mio agir fu sempre chiaro,
cari Baffo e Finocchiaro

e se voi mi abbandonate
tutte le vostre furbate
a favore del caimano
svelerò a ogni italiano.

Grazie a me ed ai miei appetiti
tutti voi siete esistiti.
Né sarei esistito io
senza il vostro balbettio

sul conflitto di interessi
e sui miei infiniti eccessi
e da un vil destin travolto
Hammamet mi avrebbe accolto

con Bettino, il mio sodale.
Se per un trucco fiscale
ora mi lasciate solo,
affanculo andate al volo.

Anche se perderò il seggio
io di voi non sono peggio:
il padron peggior che c’è
è miglior dei suoi lacchè!”

blog MicroMega, 6 settembre 2013

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