Il caso umano di babbo Tiziano

“Io denunciato per il mutuo a babbo Renzi”. Il consigliere fece un esposto in Procura.
Querelato dal padre di Lotti che concesse il mutuo.
(il Fatto Quotidiano, 16 febbraio 2017)
Il babbo di Renzi è indagato a Roma. Caso Consip. “Traffico di influenze illecite”.
(il Fatto Quotidiano, 17 febbraio 2017)
I pizzini che inguaiano papà Renzi e il suo amico.
(il Fatto Quotidiano, 18 febbraio 2017)

Il caso umano di babbo Tiziano

Col caso della Consip che s’ingrossa
babbo Tiziano sembra nei pasticci
e corre il rischio di scavar la fossa
a Matteuccio immerso nei bisticci
con chi ancor vuol cantar Bandiera rossa
e con i democristi fa i capricci.
Nel silenzio assordante dei giornali,
sempre impegnati contro i criminali

dei Cinque Stelle ed i loro sodali,
aspettando le azion dei magistrati,
parliamo dei trascorsi celestiali
di chi, sembrando il re degli sfigati,
possiede delle doti eccezionali
nell’equilibrio fra leggi e reati.
Grazie al cognato comunicatore,
Tiziano è diventato imprenditore

e di giornali fa il distributore.
Socio in affari è Matteo, il figliolo,
il qual nella Provincia si fa onore
e, Presidente diventato al volo,
cede le quote al proprio genitore,
diventando impiegato: non è dolo,
ma il suo babbo risparmia i contributi
che son dalla Provincia sostenuti.

Tutto legal, ma: “Stil, tanti saluti!”
Sono infiniti i trucchi del papà:
decide la Regione degli aiuti
con dei finanziamenti a società
gestite dalle donne? In due minuti
babbo Tiziano dal notaio va
e vende a moglie e figlie le sue quote.
Da Lotti padre poi lesto riscuote

del mutuo regional le banconote,
grazie alla garanzia della Regione.
Poi non si sa per quali strade ignote
vien Luca Lotti assunto dal ciarlone
fra coloro che fan girar le ruote
col culo sulle provincial poltrone.
Ottenuti i quattrin per le signore,
pensa bene l’astuto genitore

di diventar di nuovo imprenditore
e ricompra l’azienda di famiglia,
tradendo il patto col finanziatore.
Con i quattrin succede un parapiglia,
forse il padron ha fatto qualche errore,
forse qualcuno ha fatto gozzoviglia
e l’azienda va male, non ci piove.
I creditori spuntan da ogni dove,

ma ormai i quattrin sono finiti altrove.
Purtroppo alle scadenze stabilite
scadon le rate, ma nessun si muove
per pagare le somme pattuite.
Chi ha fatto credito non si commuove
e la Regione che le ha garantite
è costretta a sborsare la palanca
per rimborsare il prestito alla banca,

mentre, sul braccio destro mano manca,
Tiziano ci fa il gesto dell’ombrello:
con i nostri quattrin l’ha fatta franca.
Ma c’è di più: il consiglier modello
che carta e penna furibondo abbranca
per fare alla Giustizia un giusto appello
è stato prontamente querelato.
Babbo Tiziano è puro ed illibato.

blog MicroMega, 23 febbraio 2017

Com’è umana Lei…

Cancellieri e l’intervento per Giulia Ligresti. “In cella non mangiava più, chiesi umanità”.
Telefonate dei famigliari al ministro. Dopo dieci giorni la scarcerazione.
(la Repubblica, 31 ottobre 2013)
Bufera sul caso Cancellieri-Ligresti.
La promessa del ministro al telefono: “Farò ogni cosa che possa servire”.
(la Repubblica, 1 novembre 2013)
“Intervenire era mio preciso dovere, l’ho fatto in decine di altri casi”.
Cancellieri prepara la difesa in aula.
(ibidem)
La ministra dei Ligresti. Cancellieri non si dimette.
(il Fatto Quotidiano, 1 novembre 2013)
La ministra guarda-Ligresti. Cancellieri: “Conta su di me”.
(ibidem)
Non si dimette: “Riferisco in Parlamento, se volete”.
(ibidem)
Piergiorgio, il figlio che ha preso 3,6 milioni dall’azienda degli amici di famiglia.
(ibidem)

Com’è umana Lei…

La ministra Cancellieri,
pur coi suoi modi severi
e la voce un po’ maschile,
mostrò un animo gentile

nei confronti dei Ligresti,
la famiglia degli onesti.
Per i casi della vita
la Giustizia si è accanita

e aprì loro le galere:
finì il padre, l’ingegnere,
una vita in dubbi affari,
per l’età ai domiciliari.

Dei figliol, Giulia e Jonella
son finite dritte in cella
e Gioacchin Paolo, che pacchia,
restò in Svizzera, alla macchia.

Al sentire la notizia
la ministra alla Giustizia
si rivolse alla famiglia:
“Dell’orrendo parapiglia

sono proprio dispiaciuta.
Tutto avvenne a mia insaputa
ed a mio parere augusto
non è giusto, non e giusto!

Ma contate su di me!”
Dopo un po’ si scoprì che
Giulia soffre la prigione
e per la disperazione

ogni dì il cibo rifiuta.
Chi fin lì se l’è goduta
fra una cena e un intrallazzo,
fra un inghippo ed un sollazzo

in galera non vuol stare
ed a casa vuol tornare.
Il fratello dell’onesto
disse a Cancellieri: “Presto,

sta assai male la pulzella,
falla uscire dalla cella!”
Dal ministro col vocione
parton senza esitazione

solo due telefonate,
ma assai ben indirizzate
ed in men che non si dica
l’anoressica sua amica

giunge al fin del suo calvario.
“Fu intervento umanitario!”
proclamò la Cancellieri
che, sebbene lo sbandieri,

mai intervenne per nessuno
che in prigion stesse a digiuno.
Un dettaglio va annotato:
mesi fa fu liquidato

dall’impresa dei Ligresti,
la famiglia degli onesti,
della Cancellieri il figlio
che, con mano fatta artiglio,

prese più di tre milioni
dagli splendidi padroni,
una buonuscita d’oro
dopo un anno di lavoro.

“Sì ma di lavoro duro!”
precisò il tristo figuro
a chi protestava: “Basta
privilegi della casta!”

La morale è sempre quella:
“Solo il povero sta in cella,
mentre i ricchi malfattori
dalle carceri stan fuori.

Sui riccon piovon quattrini,
mentre i poveri tapini
restan sempre in povertà!”
Chiamasi stabilità!

blog MicoMega, 3 novembre 2013

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